Facendo seguito al mio appello di due settimane fa e alle giuste rivendicazioni e consigli degli organismi istituzionali e sindacali di categoria, sono felice del fatto che persino i più noti scettici, ora sono costretti a dar ragione ai giornalisti. Gli unici eroi che nel rispetto della deontologia, del filtro e della verifica delle fonti, sono riusciti nel meglio delle loro reali possibilità, a fornire informazioni corrette. Con turn i massacranti, la paura e diciamolo pure, i rimproveri dei familiari che li vorrebbero in quarantena con loro. E va il mio plauso ai tanti colleghi che anche in queste ore, sono in auto, in studio, per strada, con le telecamere, a rischiare la propria pelle e quella dei loro cari, per fornirvi informazioni e soprattutto aggiornamenti sul coronavirus. Molti puliscono persino la redazione e lavorano nei modi più disparati. Nel Molise abbiamo dimostrato a migliaia di cittadini, la nostra vitale importanza che supera il pettegolezzo e le fandonie dei social, ora più che mai, pericolosi sentieri tortuosi di notizie ingigantite, passaparola a vanvera, sentito dire, tutte manipolazioni spesso in grado di gettare nel panico città, province, regioni. In estrema sintesi, la gente ha riconosciuto, scansando il dilettantismo dalla professionalità.
A ragione, la credibilità gioca un ruolo fondamentale e le letture sui social iniziano a lasciare il tempo che trovano. Quando la gente vuole sapere, legge le testate on line, ascolta la radio e vede la tv, quando si tratta di questioni serie, la gente cerca i giornalisti, non altre figure a noi assimilabili. Una giusta conseguenza di tante idiozie e panico diffusi nelle reti, che hanno sancito la vittoria del giornalismo da ciò che giornalismo non è.
Per questo motivo, un plauso va ai tanti giornalisti al lavoro, ma un rimprovero va a coloro che potrebbero aiutare la collettività, ma si ostinano a mettere in secondo piano strumenti essenziali per la salvaguardia del diritto all’informazione. Se nel Molise avessimo addetti stampa negli ospedali, nel 118, nell’Asrem, nella Protezione civile, in tanti enti sub regionali, nei Municipi, lavoreremmo meno e meglio.
E invece siamo costretti a rincorrere le notizie, ad aspettare dichiarazioni agli orari di chi decide di renderli noti, ad aspettare l’elemosina del collegamento del politico, il quale poi non avendo l’ubiquità, sceglie finanche la testata. E questo lavoro incessante dei giornalisti non è da meno rispetto agli editori privati, i quali, pur sapendo che il commercio è al collasso, pur sapendo che non ricaveranno nulla in termini economici da questo sforzo, ne riceveranno molto di più in termini di riconoscenza civica. Ecco, forse è giunta l’ora che la gente sostenga l’informazione almeno con un grazie.
Vincenzo Cimino
(Cons. Naz. Odg)