VENAFRO
Quello di Venafro è un ospedale di comunità, un presidio che non fornisce tutti i servizi ma che ne garantisce alcuni fondamentali. La struttura è ottima ma la carenza di organico e di strumentazioni appropriate la rendono inefficiente. Il Centro unico di prenotazione è gestito da una sola persona, e questo causa code interminabili. Il reparto di Riabilitazione, invece, che rappresentava un’eccellenza del SS. Rosario in cui venivano curati i cosiddetti “codici 56”, i post operatori, ora non esiste più. E ora i codici 56 hanno come unica alternativa quella di ricorrere a strutture private convenzionate. Come avevamo già visto in altri territori. Un altro grave disagio che i nostri portavoce hanno riscontrato è la mancanza di un anestesista, che la struttura ha richiesto all’Asrem almeno per una volta a settimana, ma senza alcuna risposta. Ciò comporta l’impossibilità di effettuare esami contrastografici, come la Tac, costringendo gli utenti a rivolgersi a strutture private o a centri fuori regione. Il SS. Rosario di Venafro avrebbe a disposizione ambulatori specialistici di ortopedia, medicina interna, urologia, pneumologia, e reparti pronti per l’utilizzo come la Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) e la Rsd (Residenza sanitaria per disabili), con 40 posti totali. Ma mancano personale e strumentazioni. I fondi ci sono ma non sono mai arrivati a Venafro, ci sono le attrezzature utili per le mammografie che non vengono effettuate per carenza di personale, l’attività dell’Udi (Unità degenza infermieristica) eroga prestazioni che non sono riconosciute e che quindi non vengono pagate, il Centro Alzheimer previsto non è ancora stato attivato e il laboratorio di analisi è stato demansionato a punto prelievo con conseguente allungamento dei tempi di risposta, spese maggiori per il trasporto all’ospedale di Isernia e sovraffollamento di quest’ultimo.
I nostri portavoce in Consiglio regionale solleciteranno gli organi preposti ad attivare questi reparti entro la fine del 2018, come previsto dal Piano di rientro, per rientrare dal deficit ed evitare le stesse criticità anche per il 2019. Il SS. Rosario di Venafro non ha più il pronto soccorso, ma solo un punto di primo intervento che opera per 12 ore, con conseguente congestione del Veneziale di Isernia. Insomma, la fotografia che ne viene fuori è quella di un ospedale pronto a svolgere il suo fondamentale servizio sul territorio, ma che la politica e la burocrazia tengono in una sorta di limbo che non fa il bene dei cittadini.
TERMOLI
A Termoli i nostri portavoce hanno chiesto le liste d’attesa. Un problema riscontrato i tutti gli ospedali della regione ma particolarmente acutizzato in questa struttura dove, per molte specialistiche, non è possibile effettuare una prenotazione per tutto il 2018 e il calendario del 2019 risulta ancora chiuso.Una cosa che Andre Greco definisce “assurda, gravissima, perché il malato deve poter prenotare e conoscere i tempi per fare delle scelte.” Il San Timoteo di Termoli è un’ottima struttura con non riesce a funzionare al meglio per carenza di organico, con conseguente vessazione del personale che lavora costantemente sotto pressione e una serie di disservizi. “Un personale che si sacrifica e ferie non godute anche fino a tre anni, quindi un calo dei livelli di performance della struttura sanitaria”, come afferma Valerio Fontana. Ai posti letto previsti per l’ospedale, ne mancano 38 non ancora attivati per la lungodegenza e per la riabilitazione. Il basso Molise conta un bacino di 105mila abitanti che raddoppia nei periodi estivi. A questo si aggiunge una forte mobilità attiva con pazienti che provengono dal basso Abruzzo o dall’alta Puglia, e la presenza di un nucleo industriale che di fatto aumenta la possibilità che si verifichino incidenti. Questosovraffollamento mette maggiormente in evidenzia un pronto soccorso e un ospedale sottodimensionato, con serie ripercussioni sui livelli assistenziali. “Un cittadino che ha bisogno di un intervento diagnostico precoce, spiega Patrizia Manzo, non ha una via preferenziale e se la ottiene è solo grazie alla benevolenza dei medici o alla forza del cittadino di far valere i sui diritti di cura.”Nel pronto soccorso di Termoli si registra una media di accessi al giorno che varia da 110 a 120, con soli due medici. Ma non è tutto. Nel nuovo Piano Operativo è prevista una riduzione da 8 a 5 posti letto per la Medicina d’urgenza. “Ormai è chiaro ed evidente, continua la portavoce Manzo, che la Neuromed di Pozzili riceve da Termoli solo ed esclusivamente le patologie neurologiche, quindi i pluritraumatizzati sono costretti a trovare cura in altri ospedali, grazie ai medici che si attivano per salvare vite umane, contro un sistema che non agevola né il personale né i malati.”
ISERNIA
Al termine del tour, in questa ultima tappa, Andrea Greco afferma: “Quello che abbiamo riscontrato in Molise è ciò che noi del M5S abbiamo sempre detto, cioè che interni comparti sono stati sottratti alla sanità pubblica e consegnati integralmente nelle mani del privato convenzionato. Se questo può funzionare per alcune specialistiche, per altri reparti bisogna tutelare la sanità pubblica che può garantire quei criteri di universalità tanto cari al MoVimento 5 Stelle e ai cittadini.” In pronto soccorso si ripete la strutturale carenza di personale riscontrata in tutta la regione. Solo 6 medici, a fronte dei 18 previsti dal Pano straordinario 2015-2018, devono garantire il soccorso per 24 ore a Isernia e al Caracciolo di Agnone. Al reparto di Oculistica si riscontra una situazione incredibile: la struttura offre una strumentazione adeguata e di ultima generazione che non può funzionare perché manca un impianto di areazione che garantisca 12 ricambi d’aria ogni ora, come previsto dalla legge. Così questa sala è chiusa da 3 anni. A ciò, anche in questo caso, si aggiunge la carenza di personale che, oltretutto, dovrebbe operare al Veneziale e all’ospedale di Agnone (in day hospital). Di fatto possiamo affermare che il reparto di oculistica è fermo, quindi, in entrambe le strutture, e questo porta gli utenti a rivolgersi al privato convenzionato. Al Veneziale di Isernia si svolgevano circa 500 interventi di cataratta ogni anno. Se consideriamo che ogni intervento di questo tipo viene rimborsato con circa 1000 euro, possiamo affermare che negli ultimi 3 anni questa struttura ha perso circa 1milione e mezzo di euro. “Ostetricia e cardiologia sono alcuni dei fiori all’occhiello di questa struttura, afferma Greco, e ci siamo complimentati per il livello di pulizia dell’intero ospedale. Siamo felici di riscontrato dei punti di forza resi possibili grazie allo sforzo del personale, che lavora in situazioni non favorevoli.” Primiani rileva “l’inefficienza della rete territoriale, dovuta anche ai medici di base che spesso contribuiscono al sovraffollamento del pronto soccorso.” Anche ad Isernia, come a Termoli, non sono ancora stati attivati i posti letto previsti per la lungodegenza e per la riabilitazione. Altro aspetto, evidenziato da Vittorio Nola, è quello relativo al presidio di emodinamica, “una delle urgenze del territorio, per ora coperte per 12 ore e affidate al solo primario, mentre il presidio complessivo è a Campobasso, dove ci sono solo altri due medici in grado di intervenire su questa particolare patologia. È quindi evidente che, essendo interventi che vanno fatti nell’arco di 24 ore, tutta la rete andrebbe rivista. Anche all’ospedale di Termoli esiste un solo presidio per l’emodinamica coperto per 12 ore al giorno. Nell’accordo di confine che la Regione Molise sta per prescrivere con la Regione Abruzzo, tutto il presidio di emodinamica andrebbe interamente all’ospedale di Vasto. Secondo i portavoce sarebbe opportuno fare sì, un accordo di confine con l’Abruzzo, ma a vantaggio del Molise, tra l’ospedale di Castel di Sangro e quello di Isernia, proprio per assicurare un presidio anche sul nostro territorio. Altra criticità del Veneziale è la mancanza di videosorveglianza nelle ore notturne. Il portavoce al Comune di Isernia, Mino Bottiglieri, ha evidenziato la carenza di infermieri e Oss (Operatori socio sanitari) oltre che di medici. Investire sul personale consentirebbe un salto di qualità alla struttura e una positiva ricaduta occupazionale sul territorio. “Porteremo tutte queste istanze nella IV Commissione in Consiglio regionale, ponendo al centro l’interesse dei cittadini e una sanità pubblica di qualità”, promettono i portavoce.