Dibattito, confronto, condivisione di idee e soluzioni per salvare l’ospedale Caracciolo di Agnone e tutelare il diritto alla salute dei cittadini. L’assemblea pubblica online organizzata dal portavoce M5S in Consiglio regionale, Andrea Greco, è stata prima di tutto un modo per riaffermare l’importanza della comunità davanti ad ogni difficoltà a cui le istituzioni non trovano risposta.
Al dibattito aperto hanno partecipato medici, studenti, amministratori locali e chiunque avesse a cuore le sorti dell’ospedale agnonese. Insieme ad Andrea Greco, sono intervenuti Giovanni Di Nucci, vicesindaco di Agnone ed ex Primario della Medicina del Caracciolo, il consigliere comunale e Reumatologo Franco Paoletti, i responsabili del comitato studentesco di Agnone, Francesco Di Pietro e Marino D’Onofrio, ma anche don Francesco Martino del Coordinamento Sanità aree periferiche e disagiate, il portavoce M5S in Senato Fabrizio Ortis e il portavoce M5S in Consiglio regionale del Molise, Vittorio Nola oltre al capogruppo di minoranza al Comune Vincenzo Scarano.
Tutti, insieme per dibattere cosa è stato, cos’è, cosa il Caracciolo potrebbe essere e cosa è possibile fare per renderlo un ospedale in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di un’area vastissima a cavallo tra Molise e Abruzzo. Una importanza, peraltro, certificata da due Consigli regionali che ne hanno riconosciuto la centralità per l’erogazione di servizi alla base dei Livelli essenziali di assistenza.
Nel corso dell’assemblea si è parlato di ristrutturazione della medicina territoriale, è stata avanzata l’ipotesi della costituzione di una zona sanitaria autonoma, è stato proposto di coinvolgere nella battaglia pacifica per il Caracciolo tutti i Comuni della Strategia nazionale delle aree interne; si è discusso del superamento del Decreto ministeriale 70 per garantire ospedalità di base in tutti gli ospedali di periferia e di area disagiata, abbattendo i parametri numerici che non tengono conto delle peculiarità delle aree interne e montane.
“È stato un confronto intenso, vero, concreto e partecipato – ha detto Andrea Greco – Un modo per ritrovarsi comunità, per superare le difficoltà d’incontro dovute alla pandemia, ma soprattutto per tutelare il diritto alla salute e difendere un ospedale i cui servizi possono fare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di cittadini. Il Caracciolo come presidio di area disagiata può incidere positivamente sull’intero sistemasanitario regionale, ad esempio può già ora incidere positivamente sul piano di gestione Covid sgravando il Cardarelli di Campobasso degli interventi di day surgery e week surgery, dispone di sale operatorie nuovissime e vanta un reparto Dialisi ritenuto da molti un esempio per tutto il Molise.
Tuttavia le potenzialità del Caracciolo rischiano di essere svilite e perse a causa dell’immobilismo e spesso, purtroppo, dall’incapacità di chi gestisce la sanità regionale. Durante l’incontro abbiamo parlato del rischio di sospensione del servizio trasporto dializzati, della carenza medici in Nefrologia, dell’assenza dei medici e di un Primario in Medicina, dell’assenza di un Direttore sanitario, delle difficoltà legate al pronto soccorso, del Piano triennale del personale annunciato da Asrem e poi scomparso nel nulla, dell’immobilismo sui concorsi e sui tamponi.
Tutte queste carenze sono frutto dell’incapacità tecnica e gestionale di chi invece dovrebbe organizzare la nostra sanità nel miglior modo possibile, a maggior ragione durante una pandemia. Per questo ho proposto la diffida sistematica a struttura commissariale e azienda sanitaria per ogni atto non rispettato. Abbiamo un piano operativo straordinario che sul Caracciolo è stato sistematicamente ignorato, portando il nosocomio ad essere un paziente in rianimazione. Lo hanno fatto con la precisa volontà di chiudere per consunzione ogni tipo di servizio, sperando nell’indifferenza dei cittadini”.
Andrea Greco termina: “Ma ad Agnone è anche il momento di mettere da parte i colori politici, i risentimenti, le ruggini. Facciamo fronte comune anche dotandoci di un nuovo soggetto civico o ridando linfa a quelli che hanno operato in questi anni. Ora dobbiamo uscire da questa fase di stagnazione e alzare la voce e, se serve, portarla anche in tribunale. Riscopriamoci comunità e uniamoci per un obbiettivo che è di tutti: la tutela della salute pubblica. Questo è solo il primo di una serie di confronti online che realizzeremo anche per gli altri presidi ospedalieri in difficoltà. Il primo passo c’è stato ed è stato importante. E la cosa forse più bella è stata veder partecipare i giovani, perché l’ospedale è strettamente legato al futuro di un territorio e il futuro appartiene a loro”.