Ecco qui. Come ci eravamo aspettati: un altro anno è terminato.
Fra paure e preoccupazioni (il Covid, certo, ma anche il lavoro incerto, la socialità messa a repentaglio, per dire), incertezze per il futuro, voglia di ripartire con le frequentazioni familiari e la “vita normale”. Ma anche con le delusioni: quanto avrebbe potuto essere diverso l’anno che sta per concludersi, quante promesse e rassicurazioni, quanti buoni propositi – un anno fa di questi tempi – che sono poi evaporati fra proclami di grandi risultati (che nessuno ha visto) e riproposizione di vecchie ricette (si, sempre quelle).
Cosa abbiamo combinato in questi dodici mesi? Proviamo a dare le pagelle, giusto per gioco?
L’economia. A livello nazionale pare che tutto stia andando per il verso giusto. Anche qui da noi qualcosa obiettivamente si sta muovendo, la ripresa delle esportazioni segno che l’industria (la poca che abbiamo) non è scomparsa, anzi mostra qualche segno di vivacità. Ma le imprese hanno bisogno di più sostegno, sfruttando al massimo le tante opportunità nazionali ed europee. E senza lasciare indietro le troppe realtà al palo: qualcuno ricorda quando è cominciata la cassa integrazione alla Gam e quante volte si è detto che arrivava l’acquirente che avrebbe investito (tanto per fare un esempio che tutti conoscono)? E in attesa di capire bene cosa accadrà nello stabilimento Stellantis di Termoli, rispetto la Gigafactory.
Anche l’agricoltura, pare, vada abbastanza bene, grazie alle eccellenze del territorio. L’artigianato tira avanti, merito anche del sostegno della bilateralità che anche qui è ripartita, che ha assicurato cassa integrazione e supporti. Ma, pure qui, le prospettive sono incerte. Come incerto e in grave difficoltà è l’intero comparto del commercio e dei servizi e tutto il settore del turismo: dopo la fiammata dei mesi estivi, se non c’è un piano complessivo (e nemmeno una legge quadro regionale, sia detto per inciso) tutto torna a ripiegarsi. Esempio ne sia il sostanziale fallimento del turismo invernale sulle nostre montagne e la mancanza di attenzione verso chi tenta di investire in turismo culturale e religioso, dove pure avremmo la possibilità di dire la nostra.
L’edilizia, anche da noi, per effetto degli incentivi alla ristrutturazione e qualche sblocco di finanziamenti pubblici, dà segno di presenza e di attività. Quello che dorme è tutto il comparto pubblico: le stabilizzazioni del personale promesse sono solo all’inizio e solo per alcuni enti, la formazione professionale adagiata su un’offerta discutibile e in attesa di essere agganciata alle politiche attive, i centri per l’impiego depauperati di personale e con poca offerta di occupazione da poter offrire, i comuni con sempre meno personale e lo stesso ente regione che ha registrato il pensionamento di molti senza alcun rincalzo. Le difficoltà delle scuole, sono vicenda di livello nazionale ma che da noi assume toni di ancor maggior difficoltà, fra piccoli paesi con classi ridottissime, difficoltà di movimento, impegno allo stremo di insegnanti e personale ausiliario spesso lasciati soli, persino a gestire la scuola a distanza. La sanità: ne vogliamo parlare? L’insediamento e il potenziamento della medicina territoriale, indispensabile per una regione che invecchia sempre di più e dove di assistenza non se ne è mai parlato abbastanza e la modulazione della sanità di prossimità e quella per gli interventi più impegnativi, persino l’operatività di ospedali, tutta la strategia, insomma, è stata scritta da qualcuno che sta altrove, certo conosce le carte e sa fare i conti, ma come è fatto il Molise, quali siano i bisogni veri della sua popolazione certo non li conosce di prima persona. Si è deciso di fare altrettanto per i trasporti, vera palla al piede dell’economia regionale e vera angoscia quotidiana di studenti e pendolari. Anche qui: qualcuno a Roma ha messo mano alla progettazione e, come al solito, senza soddisfare i reali bisogno di mobilità dei cittadini. Cosa poi sappiano, questi esperti, dei nostri treni e degli autobus locali, delle strade che franano e dell’isolamento dei piccoli centri, beh, è tutta un’altra faccenda.
Senza sanità, formazione e mobilità, senza sostegno alle aree interne e alle imprese, come si immagina di invertire lo spopolamento che anche quest’anno ha segnato un nuovo record negativo?
Quello che in buona sostanza registriamo, anche questa fine d’anno, è l’assenza della politica, la mancanza di una visione dello sviluppo possibile. Certo, abbiamo un Presidente, anzi con la p minuscola, di Regione, anche qui con la r minuscola, che pontifica, che promette, che rivendica. Ma dei finanziamenti persi, delle occasioni mancate, delle risorse economiche restate a Roma o addirittura rimandate indietro, certo nemmeno si avvede (se volete, possiamo argomentare, come abbiamo fatto molte altre volte). D’altra parte non avverte nemmeno la necessità di approntare la macchina pubblica per utilizzare le tante disponibilità del mitico, e mitizzato, PNRR in direzione dello sviluppo economico, del miglioramento sostanziale delle infrastrutture, del recupero della socialità. Appunto, cerca di volare alto, di trovare a livello nazionale qualcuno che elabori piani, come se da noi non ci fosse l’eccellenza dell’Università che potrebbe supportare, accompagnare, suggerire, essere il vero volano del cambiamento.
Ma ne raccontiamo un’altra: le forze sociali molisane, tutte le Organizzazioni sindacali e le Associazioni datoriali di ogni comparto, da quello agricolo al commercio, dall’artigianato all’industria, soggetti rappresentativi dell’economia del territorio e portatori di istanze e bisogni specifici, tutti quanti, insomma, si sono messi al lavoro, hanno steso un piano, elaborato strategie, indicato priorità. Trovando un’utile sintesi fra posizioni obiettivamente diverse, come diversa è la loro rappresentanza nel mondo del lavoro, hanno presentato il tutto alla cittadinanza, “a tutti gli uomini di buona volontà”. Una vera sfida alla politica locale sempre distratta e ripiegata sugli equilibri ed equilibrismi interni. Ebbene, quale è stata la risposta alle cartelle di elaborazioni e richiesta di confronto e di supporto per lo sviluppo di politiche positive per l’economia e, in ultima istanza, per l’intero Molise? “Grazie, vi faremo sapere”. La stessa risposta che ricevono i giovani quando sostengono un colloquio sperando in un posto di lavoro che non c’è o non spetta a loro, a priori.
Grazie, vi faremo sapere. Una offesa a coloro che hanno deciso di mettersi in gioco, che non accennano il declino ineluttabile, che non si arrendono. Gli stessi che vengono convocati, sempre all’ultimo momento, per degli incontri che più che confronti sembrano sedute di autocoscienza o lezioncine da parte di presidente/assessori/dirigenti regionali evanescenti.
Staremo a vedere cosa succederà ora: un’intesa firmata proprio in questi giorni a livello nazionale chiarisce che un coinvolgimento delle parti sociali ed economiche, ogni volta che va progettato un intervento per l’utilizzo dei fondi pubblici (i tanti soldi che stanno piovendo dall’Europa, per intenderci), è indispensabile. Non suggerito o raccomandato, ma necessario e imprescindibile. Sia in fase di progetto che di verifica della realizzazione, di valutazione dei bisogni e delle opportunità, di misurazione della qualità degli interventi, di monitoraggio costante. Vedremo se, anche in Molise come avviene in tutte le altre Regioni, il confronto, quello vero e nel merito, quello attorno ad un’idea forte di sviluppo economico, occupazionale, sociale, si realizzerà.
Perché, più che gli auguri per il nuovo anno, mi pare sia importante fare almeno una promessa. Non molleremo. Certo la UIL molisana, tutti i suoi dirigenti, i quadri, i delegati nei luoghi di lavoro, gli iscritti stessi che nella sua iniziativa si ritrovano, non mollerà la presa. Continuerà ad insistere con richieste e proposte, con iniziative di mobilitazione e con la vicinanza ai bisogni e alle istanze delle persone. Continuerà ad essere “il cane da guardia” dei potenti che troppo spesso si distraggono, sapendo di non essere il solo soggetto preoccupato della deriva che sta prendendo la nostra società molisana. E , infatti, l’attività unitaria del sindacato è un grande valore, così come la pratica del confronto con tutta la componente datoriale e con le forze vive che agiscono nel sociale è l’unica arma che può rivelarsi vincente.
Un nuovo anno di ripartenza e di salute, di lavoro e prosperità, di sicurezza e di prospettive per i ragazzi e per i nostri nonni, di serenità ritrovata e di socialità, di dignità per tutti e di protagonismo per ognuno. Tutto questo spetta anche ai molisani. Buon 2022.
Tecla Boccardo