È arrivato, finalmente, il Decreto del Ministro del Lavoro (n° 4/2018) che, dopo un lungo periodo di gestazione e a valle della necessaria condivisione in conferenza Stato Regioni, dà concreto avvio alla riforma dei servizi per il lavoro e per le politiche attive definite dal Decreto legislativo del 2015 (D.Lgs. 150/2015).
“Ora gli strumenti ci sono tutti, gli orientamenti e gli obiettivi sono chiari: occorre solo partire con determinazione e rapportarci, subito dopo le elezioni, con il nuovo Assessore al Lavoro (sono mesi, anni, che aspettiamo un interlocutore nei pieni poteri per tutta la delicata e strategica tematica).” Questo il fulminante commento di Tecla Boccardo, leader sindacale della UIL.
Il Decreto definisce le linee di indirizzo triennali (2018/2020) e gli obiettivi dell’anno corrente: una vera e propria programmazione delle attività la cui implementazione porterà a regime la nuova architettura di politiche attive per il lavoro. Obiettivi che nell’arco dei prossimi tre anni raggiungeranno gli standard condivisi in materia di servizi per il lavoro a partire dalla implementazione del sistema informativo unitario e allo sviluppo della cooperazione applicativa che permetta lo scambio di informazioni e dati tra Anpal, Regioni, Inps, Ministero del Lavoro e tutti gli altri soggetti che costituiscono la rete per i servizi per il lavoro. Naturalmente le linee di indirizzo riguardano una lunga serie di interventi riferiti alle politiche attive per il lavoro ed alla loro corretta gestione e dirette sia ai lavoratori disoccupati che alle imprese.
“Tra gli obiettivi relativi all’anno corrente spicca la piena messa a regime dell’assegno di ricollocazione (ADR), che dovrebbe partire già nel prossimo mese di aprile, e l’implementazione di una specifica misura dedicata al contrasto della disoccupazione di lunga durata. Quest’ultimo intervento risponde ad una sollecitazione contenuta in una raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea e nel DM è solo abbozzato e prevede un generico accordo di inserimento lavorativo da proporre al disoccupato tra il tredicesimo ed il diciottesimo mese di disoccupazione. Sta di fatto che si tratta di due interventi di grande interesse anche per i molisani dove di disoccupati che tali restano per mesi e mesi ce ne sono molti. Per questo occorre studiare il decreto, confrontarsi nel merito, mettere in atto anche qualche forzatura a livello nazionale ed in sede di Conferenza Stato-Regioni: davvero queste due nuove misure di politiche attive (e non semplici sussidi economici) devono partire e costituire una leva per la ripresa occupazionale.”
Inoltre, sempre per il 2018, è prevista l’attuazione dei meccanismi di condizionalità legati alle iniziative di politiche attive per il lavoro che saranno gestite dai centri per l’impiego e che sono specificatamente disciplinate nel decreto. Infine, in allegato al DM, si trova la specificazione e la codifica dei livelli essenziali delle prestazioni da erogare su tutto il territorio nazionale (LEP) che permetteranno una fruizione omogenea dei servizi da parte di tutti gli utenti.
“Con la pubblicazione del Decreto Ministeriale e con la contestuale riorganizzazione dei Centri per l’impiego si inizia a concretizzare la riforma prevista nel 2015 che possiamo chiamare: meno politiche passive e più politiche attive, basta sussidi caritatevoli ai disoccupati ma supporti economici e formativi che li aiutino nella reale ricollocazione lavorativa, la vera sfida futura lo diciamo da tempo: è la capacità di coniugare le politiche attive con i piani industriali e non utilizzare le politiche attive in sostituzione delle politiche passive.” Con due raccomandazioni finali della Segretaria generale della UIL Molise: “Questa riforma potrà avere successo solo se si realizzerà una reale cooperazione e collaborazione tra l’Agenzia Nazionale e le Regioni a cui sono affidate le sorti del nostro, ancora debole, sistema delle politiche attive per il lavoro. Ma serve anche un diverso approccio al tema della disoccupazione/rioccupazione in terra molisana: un assessore al lavoro presto e bene, dirigenti regionali competenti e motivati, Centri per l’impiego ben strutturati, partendo dalla stabilizzazione e ricontrattualizzazione delle tante professionalità esistenti e/o mandate a casa, oltre che un vero dialogo e coinvolgimento con le parti sociali.”
“Date queste premesse, ha concluso Boccardo, ci aspettiamo che le priorità dei prossimi amministratori non siano il clientelismo, il precariato o l’assistenzialismo ma un’economia regionale che fondi le proprie radici su un tessuto produttivo solido, basato sul lavoro certo e di qualità!”