“Sarà che siamo pochi, che il nostro è un territorio poco antropizzato, sarà che qui di inquinamento non ce n’è, sarà che il tutto è partito e si è sviluppato in aree del Paese dove si viaggia di più, si commercia (con la Cina o con la Germania, non importa) intensamente, si lavora in modo assiduo sarà per molti fattori, incrociati fra loro, e anche per un pizzico di fortuna. Ma da noi il virus ha colpito con molta meno intensità e non sappiamo se, il nostro Molise, con la sanità che si ritrova, con “le capacità di pronto intervento” delle autorità amministrative regionali che può vantare e con il clima di resa che talvolta leggo anche sui volti dei suoi abitanti, se la sarebbe cavata davanti alla diffusa tragedia che ha colpito altre regioni e falcidiato altre popolazioni.” Questa la cruda e sintetica analisi della Segretaria generale della UIL Molise, che precisa di “non essere l’unica a pensarla così, anche se troppi preferiscono tacere, adattarsi alle giravolte della politica, abbarbicarsi a qualche bisticcio fra le stesse forze sociali (che sono il sale del pluralismo sindacale, lo dico senza polemica alcuna)”.
“Questa, della pandemia, è davvero una situazione ribaltata: prima ti fa l’esame, poi ti da una lezione”. Bello l’aforisma della Boccardo che così argomenta: “Almeno cogliamo l’occasione, almeno impariamo noi una lezione da un severo esame a cui altri sono stati sottoposti.”
E fa tre esempi concreti, che sono un po’ una piattaforma per il dopo coronavirus, “per non farci trovare impreparati alla prossima ondata (che speriamo tutti non arrivi) o alla prossima emergenza.”
“Primo: la Protezione civile. Ovunque, per aiutare la popolazione e per gestire la fase 2, per supportare i servizi sanitari allo stremo e per presidiare le città, si è fatto affidamento sulla Protezione civile e sulla capacità di questa di mobilitare e mettere in rete le tante iniziative di volontari e professionisti. Peccato che da noi questa struttura non è assolutamente organizzata per fronteggiare questo tipo di situazioni (la pandemia per carità, ma avete presente le intense nevicate, che quest’anno ci sono state evitate?): carente di risorse umane (sta in piedi solo grazie all’abnegazione e al senso di responsabilità dei pochi addetti, spesso precari e volontari), con poche e obsolete strumentazioni e mezzi, tagliata nei bilanci, una prateria talvolta utile solo per le scorribande della lottizzazione partitica. Occorre, per la Protezione civile molisana, una nuova stagione di governo (qualcosa, per la verità, si comincia a vedere…), di impostazione delle capacità di intervento, di finanziamento, di incremento di personale e di qualità strumentali. Se non lo facciamo, siamo tutti colpevoli e vuol dire che non abbiamo capito nulla di quanto sta accadendo.” La leader sindacale è concreta ed un poco minacciosa.
Ma ecco un’altra suggestione: “Secondo: diagnosi e mappatura. Sono queste le parole d’ordine che si rincorrono in attesa dell’applicazione che scaricheremo sui nostri cellulari. La UIL propone, e chiede a chi ha la responsabilità delle decisioni in Molise, che l’Istituto Zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, che ha già attivato in parte le sue considerevoli capacità in materia di diagnostica virale e attivati i sistemi informativi geografici (GIS), mappi con accuratezza i casi accertati di COVID-19 passati e futuri. Questa eccellenza del nostro territorio metta a disposizione strumenti e competenze informatiche per costruire una base dati ad integrazione delle altre fonti, attivando un maggior sistema di sorveglianza epidemiologica, rafforzando e re-indirizzando le priorità del proprio call-center verso il COVID-19. Il Molise, peraltro, deve rivolgersi a questo Istituto per farsi aiutare a predisporre e sperimentare Piani per le emergenze epidemiche e non, ed anche per la creazione dei relativi manuali operativi, per la costituzione di scorte di materiali e di attrezzature.”
E poi la sanità, il pezzo forte della Boccardo, che da anni batte e ribatte sul tasto della riqualificazione della sanità molisana. “Ora, grazie alle ingenti risorse che sembra verranno messe a disposizione (anche) del Molise (confermando implicitamente la pochezza di chi intende destinare alla salute solo le briciole dei 57 e passa milioni della riprogrammazione POR-FESR), non si deve perdere l’occasione per una vera riorganizzazione della sanità molisana, una adeguata riqualificazione del sistema sanitario, una “rivoluzione ospedaliera” – come l’abbiamo già chiamata – in difesa del diritto alla salute, con una visione etica della medicina: al centro il malato e i suoi bisogni.”
Più nel dettaglio di questo terzo punto di azione, come lezione appresa dalla vicenda del virus: “Chiediamo non solo l’apertura di una struttura “COVID dedicata” utilizzando gli ospedali dismessi per le malattie infettive ma anche il potenziamento degli ospedali e soprattutto della intera rete sanitaria. Questo va fatto con risorse e mezzi a sostegno di un sistema regionale unico, che valorizzi tutte le articolazioni decentrate della medicina territoriale, della specialistica ambulatoriale, della medicina della prevenzione, dei medici di medicina generale e pediatri. È proprio puntando su questa presenza capillare e sulla loro capacità di conoscenza individuale dei pazienti, che si può rafforzare il sistema dell’assistenza a distanza e della teleassistenza, del servizio del 118, delle guardie mediche. A proposito di questo importante presidio del territorio occorre subito pensare anche alla riqualificazione e ristrutturazione delle loro sedi, dotandole di attrezzature adeguate e idonee, e garantire nel frattempo la sicurezza notturna di quei presidi, spesso scenario di sopraffazione e violenza, attraverso l’implementazione di dispositivi di video sorveglianza e ronde notturne di guardie giurate.”
C’è, poi, la gigantesca questione del personale. “Abbiamo tutti appreso che i tagli e i vuoti in pianta organica si pagano cari. Occorre allora procedere stabilizzando e assumendo nuovo personale sanitario – di tutte le qualifiche – nel comparto, oltre che medico e medico veterinario, per garantire la salute l’assistenza e la cura, attraverso la celere conclusione delle procedure di stabilizzazione. Così come è indispensabile l’assunzione di personale anche nella gestione amministrativa del sistema sanitario della Regionale, dell’ASREM e della Protezione civile.”
“Noi che, come Sindacato, spesso non abbiamo condiviso le strategie e le scelte operative dei decisori regionali e delle autorità sanitarie (anche perché di confronto costruttivo con le Parti sociali, neanche a parlarne) osiamo sperare che ora ci si renda disponibili a ragionare su quanto è successo e sui pericoli scampati. Cosicché, al di là delle sterili polemiche e dei vuoti proclami, alcune decisioni si possano assumere, alcuni impegni si impostino, si dimostri di avere imparato la lezione.”