Autonomia differenziata: il modello secessionista della Lega inserito nella Legge di Bilancio. Cosa fa la delegazione parlamentare molisana per una norma che mette a rischio il futuro del Molise? E Toma al Festival delle Regioni?
Su una forma di autonomia differenziata di stampo “secessionista” la Lega del ministro Calderoli prova ad accelerare in barba alle richieste delle Regioni e lo fa con un vero e proprio blitz inserito in un articolo, il 143, della Legge di Bilancio che, se approvato, rappresenterebbe una condanna definitiva per tutto il Sud Italia.
Ed è indicibile che su una delle questioni vitali per il Molise non ci sia alcuna levata di scudi da parte di una delegazione parlamentare i cui esponenti, molisani e romani, hanno sempre raccontato ai cittadini, almeno a parole, di aver a cuore le sorti di questa terra. E allora cosa aspettano a prendere una posizione netta sull’articolo della manovra, la cui bozza così come è circolata, sancisce il colpo di grazia al Molise e a tutto il Mezzogiorno d’Italia?
Eppure perfino il Consiglio regionale del Molise, nel febbraio 2019, votò all’unanimità una mozione sul tema. Un atto che va in direzione contraria sia alla Proposta di Legge sull’autonomia avanzata da Calderoli, sia all’articolo ora inserito nella manovra del Governo e che, di fatto, riprende il tema della destinazione dei proventi delle tasse meno solidale. Ovvero più destinata alle regioni ricche.
La posizione assunta dal Consiglio regionale su mia proposta già tre anni fa, afferma infatti che prima bisogna individuare, assicurare e garantire i Lep – Livelli essenziali di prestazioni – attraverso una perequazione reale e solidale, soprattutto per le regioni rimaste indietro sulla strada dello sviluppo come il Molise. Cioè diritti uguali per tutti i territori, soprattutto per sanità, scuola, infrastrutture. Una presa di posizione di cui lo stesso presidente Toma, nell’ultima riunione dell’Aula, aveva detto di volersi fare portavoce e garante. Lo speriamo davvero. Soprattutto ora che a Milano è in corso il Festival delle Regioni dove i presidenti sono chiamati a confrontarsi proprio sulle prospettive del regionalismo e dove è atteso anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Toma difenda le ragioni del Molise e non disattenda per l’ennesima volta le promesse fatte ai molisani, così come chiediamo pubblicamente alla delegazione parlamentare di esprimersi sulla questione e portare a Roma le istanze di un territorio che da una simile norma verrebbe per sempre penalizzato.
Il ministero per gli Affari regionali e le Autonomie oggi, infatti, prova a mettere tra le pieghe del Bilancio la creazione a Palazzo Chigi una cabina di regia per definire sì i Lep, ma senza alcun fondo per finanziarli. Un aspetto gravissimo e pericoloso se pensiamo come, in base alla stima fatta da Francesco Boccia, già ministro per gli Affari regionali, solo per assicurare i livelli essenziali di prestazione in assistenza, trasporto pubblico locale, sanità e scuola, in tutto il Paese, servirebbero tra gli 80 e i 100 miliardi. Invece, questa norma vorrebbe definirli tutti, assoggettando gli stanziamenti a essi connessi a una Legge di Bilancio da 35 miliardi che servirà per finanziare una serie di altre cose.
E poi altra assurda follia quella di pensare a una stessa cabina di regia in mano alla Lega dove si avrà il potere di decidere i Lep e, quindi, le sorti dei territori meridionali. Il tutto scavalcando maldestramente sia il lavoro del CTFS, cioè della ‘Commissione tecnica per i fabbisogni standard, sia quello del SOSE – ‘Soluzioni per il Sistema Economico Spa’, ovvero le commissioni tecniche a cui è connessa la determinazione dei Lep e dei fabbisogni standard. Io stessa, ad esempio, ho fatto parte della CTFS e ricordo benissimo il buon livello di lavoro raggiunto sui Lep e che oggi, con un colpo di mano, vuole essere annientato. Adesso ci chiediamo quella Commissione e tutto quel lavoro che fine faranno?
Infine, due cose più pericolose di tutte.
La prima: il ritorno al riferimento alla cosiddetta “spesa storica” che negli anni ha determinato divisioni territoriali, garantendo più fondi a chi già eroga più servizi e meno a chi già non ne riesce ad assicurare.
La seconda: l’ipotesi di un commissario al quale affidare le sorti del Mezzogiorno d’Italia se, entro 12 mesi la cabina di regia non dovesse aver trovato la quadra sui Lep.
Insomma, siamo assolutamente convinti che il blitz della Lega inserito nella manovra va fermato. Per farlo serve una mobilitazione in difesa dei diritti di tutti. Su questo, il Partito Democratico è sempre stato chiaro: l’autonomia differenziata potrà avere solo e soltanto un’unica matrice: quella solidaristica e uno Stato che, così come sancito dalla Costituzione, davvero offra pari dignità e possibilità in ogni territorio.
I componenti della delegazione parlamentare molisana, così come il governatore Toma, dicano, invece, da che parte stanno, perché a livello nazionale siamo dinanzi a un centrodestra che prova ad annientare i diritti del Molise e dell’intero Mezzogiorno, relegando nel silenzio il dibattito parlamentare, in quanto l’unico obiettivo resta quello di correre verso una secessione che spacca l’Italia in due.
In alcun modo, non permettiamolo!
Micaela Fanelli