La secessione dei ricchi, la riforma dell’autonomia differenziata che spaccherà in due l’Italia, è legge.
Approvata di notte, tra la becera esultanza dei leghisti polverizzati alle elezioni europee, con il voto contrario di diversi Governatori e deputati del centrodestra e dell’intero centrosinistra, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno portato a termine il “patto scellerato”. Il peggior baratto politico della storia repubblicana, cui seguirà quello del premierato, che infliggerà un colpo mortale all’unità del Paese, alla Costituzione, ai territori più deboli, primi tra tutti il Molise. Che “vanta” persino il relatore, il Senatore Della Porta, tra i fautori della legge che ci ha condannati a morte. Al quale fa eco il servile silenzio del Governatore Roberti e di tutta la maggioranza di centrodestra in Regione, che al bene dei molisani hanno anteposto la fedeltà politica, anche a costo di compromettere l’esistenza stessa della loro, della nostra terra.
Lo hanno ricordato ieri in piazza la candidata Sindaca Marialuisa Forte e tutto il fronte progressista molisano, lo continuiamo a denunciare con forza anche oggi.
Come verrà garantito il rispetto dell’articolo 119 della Costituzione?
Come sarà possibile la determinazione dei Livelli essenziali delle Prestazioni (LEP) a finanza invariata, senza alcuna previsione di stanziamenti economici atti a colmare i divari territoriali? Con quali soldi saranno garantiti i servizi?
E ancora, come si tutelerà l’unità del Paese se ci sarà la possibilità di trasferire alle Regioni la competenza legislativa esclusiva per tutte le 23 materie indicate dall’articolo 117, cioè per campi e settori fondamentali per la vita del Paese (sanità, scuola, ambiente, infrastrutture, energia, rapporti con l’UE, contrattazione, sicurezza sul lavoro…), delineando di fatto la trasformazione della Repubblica, una e indivisibile, in una somma di micro-stati autonomi e in concorrenza tra loro e con lo Stato?
Meloni, Salvini, Taiani, Della Porta, Lancellotta, Patriciello e Roberti non l’hanno mai spiegato e non lo faranno mai. Semplicemente perché, da qualsiasi parte la si guardi, quella dell’autonomia differenziata è una riforma indifendibile, come hanno invece argomentato a più riprese autorevoli e indipendenti istituzioni, quali la Banca d’Italia, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la Commissione Europea, centri studi quale quello della Svimez, rappresentanze d’impresa come la Confindustria e i sindacati, nel documentare gli effetti devastanti che produrrebbe per le Regioni del Meridione, per l’Italia intera. E basta anche con il mantra che “la perequazione sarà garantita dai livelli essenziali di assistenza”. Perché per la Banca d’Italia servirebbero 100 miliardi di euro e se si consentirà alle Regioni più ricche di trattenere sul proprio territorio il gettito fiscale, dove prenderemo i soldi per aiutare le regioni più povere? Da nessuna parte! E saremo condannati a sprofondare sempre più verso il baratro economico e sociale. Questa è la triste realtà e verità.
Ma se pensano di averla fatta franca, si sbagliano di grosso. Perché da oggi stesso, inizierà la mobilitazione referendaria e quella dell’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale. La Segretaria del Pd Elly Schlein ha già annunciato la raccolta delle firme e una rete molto ampia di partiti, sindacati, reti e associazioni si è già attivata. Noi, io, saremo con loro. E non ci fermeremo qui, perché così come stanno facendo altre regioni (ne occorrono cinque), Toscana in testa, presenteremo una proposta di legge in Consiglio regionale per il ricorso alla Consulta e chiederemo a tutti i consiglieri di sottoscriverla. Con la speranza che questa volta l’amore per la propria terra faccia capolino tra la maggioranza di centrodestra che, qualche settimana fa, si è “impossessata” della mozione del Partito Democratico che chiedeva di opporsi e, snaturandola, ha optato per la “supercazzola” di un’inutile commissione di studi, chiaramente restata lettera morta.
Perché non vogliamo essere, come lo sarà il centrodestra, responsabili dinanzi alla storia del male che hanno fatto all’Italia, al Meridione e al Molise. Ed è per questo che ora più che mai dobbiamo unire le forze e utilizzare tutti gli strumenti dell’ordinamento (ancora democratico) per abolire e rispedire al mittente prima l’autonomia differenziata, poi il premierato e infine questo pericoloso centrodestra, che ha superato nei fatti tutte le peggiori previsioni.
È il momento della lotta, è il momento di alzare il capo e di difendere il diritto alla sopravvivenza del Molise e del Meridione d’Italia.
Micaela Fanelli