Sono passati due anni e mezzo dall’approvazione del Piano regionale integrato per la qualità dell’aria in Molise (P.R.I.A.MO.), ma non abbiamo visto alcun risultato. Il Piano è stato ereditato dalla precedente Amministrazione regionale ed è stato approvato già ‘vecchio’.
Già nel gennaio 2019, insieme ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, segnalai in Consiglio regionale una serie di lacune ancora oggi esistenti.
Innanzitutto,- afferma il consigliere Nola – nel Priamo manca qualsiasi riferimento al cosiddetto ‘effetto cumulo’. In pratica non è presa in giusta considerazione l’azione congiunta di più fonti inquinanti nella stessa zona. Un problema non di poco conto, soprattutto in zone come la Piana di Venafro e le aree industriali di Campochiaro–Bojano e Termoli.
Il cumulo delle emissioni, infatti, può nuocere alla salute pubblica: basta guardare la cronaca dei giorni scorsi, quando diversi cittadini hanno accusato malori proprio nei pressi di inceneritori e aree industriali.
Il Priamo, inoltre, non può prescindere da una stretta correlazione con un serio studio epidemiologico che in Molise non solo è stato approvato con anni di ritardo, ma ora è scomparso dall’agenda politica: non se ne ha più notizia dalla convenzione firmata a settembre 2019.
E ancora, non si può studiare seriamente l’impatto dell’inquinamento atmosferico se non si mette a sistema con gli studi sul controllo del suolo e delle acque. Basti pensare alle cicliche segnalazioni di schiume dense e maleodoranti nel torrente Rava a Venafro.
Allo stesso modo – continua il consigliere del M5S – non si può pensare di tutelare davvero l’ambiente e l’ecosistema senza un Piano regionale per la gestione dei rifiuti, che dovrebbe viaggiare di pari passo col Priamo. C’è poi un’evidente carenza nei monitoraggi. Non ci risulta che l’Arpa Molise sia dotata della necessaria strumentazione e gli stessi monitoraggi previsti dall’ormai vecchio Priamo sono insufficienti. Lo abbiamo già segnalato due anni fa: sostituire le centraline fisse con quelle mobili non può portare risultati attendibili. Ed è inoltre necessario che quelle stesse centraline di rilevamento siano in grado di individuare anche il particolato ultrafine. Negli anni ’90 si indagava sull’inquinamento da Pm10, ma oggi non è più sufficiente, servono centraline in grado di monitorare anche le Pm 2,5.
Ancora. L’intero Piano integrato, che abbiamo visto non essere poi così integrato, manca di incisività nelle azioni di contrasto e riduzione delle cause a monte dell’inquinamento. Come dire: si monitora (male) un problema dato, ma non si cerca di contrastarlo a priori.
E a tutto ciò si aggiunge la carenza dei dati. L’ultimo rapporto disponibile sul sito di Arpa Molise si riferisce alla qualità dell’aria per l’anno 2019, mentre mancano ancora i dati del 2020.
Davanti a queste carenze e alle preoccupazioni dei cittadini, abbiamo deciso di depositare un’interrogazione urgente in Consiglio regionale, inviata al presidente della Giunta che detiene anche la delega all’Ambiente. Ora Toma deve chiarire una volta per tutte se sono state avviate le attività di revisione del Priamo e quelle del Piano regionale dei rifiuti; se è stato predisposto un Piano per il monitoraggio della qualità del suolo e se intende sollecitare l’Arpa Molise a pubblicare il rapporto 2020.
Ma vogliamo anche sapere qual è lo stato di attuazione dello studio epidemiologico che riguarda la Piana di Venafro.
Sono risposte importanti. Non dimentichiamo- continua Nola – che di inquinamento si muore due volte: muore l’ambiente, in un territorio con un enorme potenziale paesaggistico e turistico; e purtroppo muoiono i nostri corregionali, per malattie che potrebbero ricondursi alla qualità delle acque, del suolo o dell’aria.
Basta tergiversare, è ora di affrontare seriamente questo tema.