Il vicepresidente della Regione Molise, Andrea Di Lucente, sulla fine del sogno di
Agnone Capitale della Cultura.
“E’ stato bello finché è durato. E’ stato estremamente importante per tutto il territorio molisano: ci abbiamo provato fino all’ultimo a strappare la nomina a Capitale della cultura. Era un’impresa titanica, a tratti utopistica, ma alla fine siamo riusciti ad arrivare ad un passo.
Complimenti all’Aquila che ha ottenuto il riconoscimento, ma gli stessi complimenti vanno ad Agnone a tutto il territorio molisano. Abbiamo imparato tutti insieme come sognare e puntare in alto. Agnone capitale della cultura è stato un sogno. Il sogno di un territorio e di un’intera regione talmente trasversale e forte che va sostenuto in ogni modo.
E’ stato un sogno di sviluppo del territorio. Un sogno di emancipazione. Un’affermazione di
esistenza di un pezzetto di Italia (che non si limita solamente ad Agnone) che vuole dire a tutti:
eccoci, siamo qui, abbiamo tanto da offrire e tanto da dare.
Dietro a questa candidatura, della quale dobbiamo rendere merito a tutti coloro che ci hanno
lavorato attorno, non c’è stata solo un’operazione di marketing.
Agnone non è solo voglia di rilanciare il territorio attraverso gli strumenti della sostenibilità e del turismo. Non è solo una voglia di uscire da quel senso di periferia che, di anno in anno, sta sempre più stretto a tutti.
E’ stata la necessità di affermare la propria esistenza agli occhi di un’Italia che è molto distratta sui territori. Se poi alla parola territori ci aggiungi anche l’aggettivo “piccoli”, allora l’equazione è ancora più facile: non sono rilevanti, non sono degni dell’attenzione mainstream. Ed è una perdita di valore che tutta la nazione sconta inesorabilmente.
E’ andata così, ma resta l’esperimento che tanto ha dato al Molise”.