I cambiamenti climatici hanno fatto emergere la necessità di un approccio più responsabile alla gestione della risorsa acqua. Tant’è che nel 2017 il ministero competente e in seguito l’autorità di bacino distrettuale del quale il Molise fa parte, hanno adottato la nuova direttiva europea per la determinazione dei metodi dell’individuazione del flusso minimo vitale utili a garantire il mantenimento dei corsi d’acqua, nonché del flusso ecologico a sostegno del raggiungimento degli obiettivi ambientali definiti dal Parlamento europeo.
Il Molise occupa un ruolo importate all’interno dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale; cede acqua a cinque regioni e non ne prende da nessuna, ha quindi una grande responsabilità nei confronti dei propri cittadini e dei territori dell’Appennino meridionale.
Tuttavia, in Regione, le questioni ancora aperte fanno emergere evidenti criticità nella gestione del cosiddetto oro blu: la paventata realizzazione dell’infrastruttura che dovrebbe portare acqua dal Liscione alla Capitanata, tornata all’attenzione a seguito dell’incontro al ministero al quale abbiamo partecipato ad inizio novembre; i debiti di Molise Acque; la grave dispersione che caratterizza le reti idriche del territorio, con una perdita di milioni di metri cubi di acqua; le reti irrigue dei consorzi di bonifica e il mantenimento dei grandi invasi.
Un tema, quello dell’acqua, che tocca diverse questioni, tutte importanti e per le quali occorre accelerare. Per ultimo, ma non per importanza, in tanti ricorderanno il dibattito politico sulla istituzione dell’Egam che coinvolge tutti i Comuni molisani.
L’ente di governo dell’ambito molisano, tra i vari compiti affidati, deve provvedere all’affidamento del servizio idrico integrato e le strade da percorrere sono: gestione pubblica, gestione privata e gestione mista (pubblico-privata). Una delle opzioni di cui si discusse riguardava la centralità di Molise Acque ma negli anni la politica si è completamente disinteressata del problema e, avendo ottemperato con ritardo alla tempistica richiesta dal Governo, adesso avrà tempo fino al prossimo mese di giugno per affidare il servizio e attingere al 30% delle risorse messe a disposizione per i progetti presentati nell’ambito dei settori fognario e depurativo finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Ad oggi il Consiglio regionale non conosce né i progetti né quale sarà la forma di affidamento del servizio idrico integrato, motivo per il quale è rilevante che il tema torni nell’agenda politica perché si corre il rischio che l’acqua, che è un diritto e un bene comune sul quale non si deve lucrare, sia gestita dai privati.
Per queste ragioni, insieme ai colleghi del Pd, abbiamo chiesto al presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone la convocazione di un’assise monotematica dalla quale dovrà emergere, una volta per tutte, la strategia da seguire perché riteniamo che la vicenda non sia più rinviabile.