“In accordo con quanto richiesto da molte parti sociali e realtà associative impegnate nelle tematiche ambientali, ho dato mandato di redigere una circolare che invitasse le scuole, pur nella loro autonomia, a considerare giustificabili le assenze degli studenti occorse per la mobilitazione mondiale contro il cambiamento climatico.
In questa settimana dal 20 al 27 settembre, infatti, ragazzi e ragazze di ogni Paese stanno scendendo in piazza per rivendicare un’attenzione imprescindibile al loro futuro, che è minacciato dalla devastazione ambientale e da una concezione economica dello sviluppo ormai insostenibile.
L’importanza di questa mobilitazione è quindi fondamentale per numerosi aspetti, a partire dalla necessità improrogabile di un cambiamento rapido dei modelli socio-economici imperanti. È in gioco il bene più essenziale, cioè imparare a prenderci cura del nostro mondo”.
E’ questo il post social con cui il neo Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti giustifica l’eventuale assenza degli studenti italiani dalla normale attività didattica che intendano partecipare per la giornata di venerdì 27 c.m. al 3° Global Strike For Future.
Mi sembra una forzatura eccessiva che potrebbe costituire un pericoloso precedente. Nessuno mette in dubbio l’importanza della tematica in questione, la valenza e l’impatto che tale tematica ha sul nostro vivere quotidiano. E’ giusto, giustissimo che le generazioni future siano messe al corrente, informate, partecipino a eventi e manifestazioni legati all’ambiente in senso lato.
Ma è questo l’unico tema su cui svolgere opera di sensibilizzazione? O ce ne sono altri parimenti importanti?
Cito a caso: i conflitti internazionali da cui deriva direttamente il fenomeno dell’immigrazione gestita dalla criminalità organizzata, italiana e non, con tutto quello che ne consegue, dall’integrazione difficile, all’odio razzista, al persistere di autentici centri di tortura (vedi Libia); la pena di morte ancora vigente in molti Paesi cosiddetti “civili”; la condizione subalterna delle donne in altrettanti Paesi; le discriminazioni di ogni genere; l’attualissimo dibattito su eutanasia e fine vita; e per restare all’Italia, qualsiasi forma di mafia; la degenerazione della politica intesa come aggregazione e gestione della cosa pubblica; la dipendenza, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni, da droga e alcool.
E potrei andare avanti all’infinito.
In ciascuno di questi casi, ogni qualvolta parti sociali e realtà associative organizzeranno manifestazioni, il solerte Ministro giustificherà le assenze dalle lezioni?
Secondo logica dovrebbe farlo. Sarei curioso di ascoltare le motivazioni di un eventuale diniego.
E poi, è corretto sostituire la partecipazione ad eventi alle regolari ore di lezione da svolgere in classe? No, non è corretto. Proprio perché viene completamente meno quella che è la vera funzione della scuola.
Ma questo è un altro discorso.
Gianluca CEFARATTI