Sarà. Questo è l’unico commento che possiamo fare al piano di rilancio del polo avicolo di Bojano. Non ce ne vogliano i diretti interessati ma a noi sta storia dei 30 milioni disponibili dalle casse europee francamente non ci convince. I fatti sono noti. Ferma la produzione, a casa tutti i dipendenti (tranne i dirigenti che continuano a dirigere non si bene cosa) la Gam di Bojano diventa un contenitore vuoto. Un contenitore, tra l’altro, di cui non è chiaro nemmeno chi sia il proprietario.
Dopo anni di finanza creativa e di girandole societarie, infatti, non è chiaro di chi sia la proprietà delle mura, degli immobili di Bojano, gli unici che possono valere ancora qualcosa. Ma la Gam non ha nemmeno un marchio, visto che il marchio Arena (che ha ancora un suo appeal commerciale) è di proprietà di altre società, oggi in concordato preventivo al tribunale di Campobasso. Eppure in un incontro di inizio anno 2014 il presidente Frattura, con dirigenti regionali e il nuovo manager della Gam spiegano ai sindacati che il rilancio è cosa fatta. Che addirittura non servirà nemmeno il socio privato, dopo che si è dileguato il gruppo Avimecc, alla stessa stregua di quel famoso emiro che doveva comprare la Roma Calcio e che poi si rivelò essere un ambulante di monili in un mercatino della capitale. Quindi, par di capire, creiamo una bella cooperativa di dipendenti Gam, li facciamo accedere ai fondi europei per circa 30 milioni di euro et voilà il gioco è fatto. D’altronde meno di 25/30 milioni di euro per far ripartire le macchine sono necessari. Gli impianti sono in una condizione penosa e sono obsoleti, perché nonostante le decine se non centinaia di milioni di euro che la Regione ha speso a Bojano non è stata fatta alcuna innovazione, nessuna manutenzione straordinaria e forse neanche quella ordinaria. Benissimo. Ma a questo punto spunta l’avvocato del diavolo. E dice: ma siamo proprio sicuri che l’Europa e i fondi strutturali stiano lì pronti a versare 30 milioni di euro per la rinascita del polo avicolo? Noi ricordiamo che per ottenere i fondi europei c’era una piccola clausola, chiamata cofinanziamento. Se vuoi i soldi ce li metti pure tu, altrimenti ciccia. E dove li prendono i soldi i lavoratori ex Gam messi in cooperativa? Li fornisce la Regione? Arriva un altro socio privato?. Boh. Punto due. L’Europa non finanzia progetti di aziende per quanto rilevanti solo per il fatto che mandano a casa tanti lavoratori, Innanzitutto finanzia solo le operazioni di investimento, mentre la nuova cooperativa avrebbe bisogno di cash (e tanto) per far ripartire l’azienda, per le spese correnti non solo per rifare gli impianti. Poi gli stessi non devono rappresentare una artefatta minaccia alla concorrenza leale tra le aziende e non devono rappresentare illegittimi aiuti di stato. E voi l’immaginate i competitor di Bojano, player del calibro di Amadori o Aia, stare zitti e quieti mentre la Regione Molise fa versare dall’Europa 30 milioni di euro ad una cooperativa per vendere gli stessi prodotti, sugli stessi mercati su cui loro operano (con successo, va detto) da anni? Punto terzo e ultimo (ma ce ne sarebbero tanti altri) : ma quanti fondi sono disponibili ancora nei fondi strutturali europei. Sono finiti i tempi dell’obiettivo 1, il Molise non ha la stessa riserva finanziaria che aveva dieci o quindici anni fa. Se togli 30 milioni di euro ai fondi strutturali (che hanno una programmazione di sei anni) praticamente ti sei bruciato quasi tutto il plafond disponibile, ammesso che ci sia ancora (penso che stiamo parlando della nuova programmazione 2014-2020, perché sulla vecchia le difficoltà sarebbero insormontabili). Insomma, e con tutto il rispetto, il piano attuale per il rilancio di Bojano sembra essere più che altro una presa per il pollo, un modo per mandare in cassa integrazione i lavoratori con qualche speranza in più. Un modo per prendere tempo, ma certo non una soluzione ragionevole