Si agita, partecipa, è battagliero. Dirige un’associazione di tutela dei diritti di una categoria molto importante, riceve per questo onori e prebende, prospera sulle disgrazie altrui. Non ha mai lavorato in vita sua, sin da quando, ai tempi del pentapartito, ebbe uno strapuntino agiato da cui comodamente curare i cazzi suoi.
A casa non c’è mai, impegnato com’è a discettare di leggi e di problemi della categoria, a presentare proposte e proteste, a minacciare e a blandire. Petulante, furbacchione è un fenomeno del sottobosco molisano, quello più putrido e marcio. Ma a casa non c’è mai. E sbaglia a non stare a casa, il sindacalista dei diritti propri e dei rovesci altrui. Perché se ci fosse farebbe scoperte amare, forse più amare di un iscritto che si cancella perché ha scoperto la pochezza dell’associazione. Scoprirebbe, magari proprio nel giorno di San Valentino, che nel circolo più ristretto, quello del focolare, ha qualche concorrente, forse anche più di uno. E magari se stesse di più a casa potrebbe anche organizzare un nuovo sindacato, quello dei cornuti non ancora mazziati.