Fino al 4 novembre, sia pure con molte difficoltà qualche ragione di stare lì poteva pure esserci. Ma dopo quella data la cosa sembra, come spesso succede nel Molise, l’ennesimo esempio di surrealismo estremo. Stiamo parlando della Gam e di quel che resta del polo avicolo di Bojano. Ebbene tutti conoscono le dolorose vicende di quello che una volta fu il simbolo dell’industria molisana di successo. Sempre un po’ di più Arena ti dava, ai tempi della quotazione in Borsa, dei bond per finanziare la crescita, dei gelati tedeschi della Roncadin, del gruppo forte nel marketing e nell’immagine. Tutto questo è andato in rovina, L’Arena ha chiesto ed ottenuto il concordato preventivo, il titolo in Borsa vale una frazione di euro, i bond lussemburghesi sono stati ristrutturati e tutto quello che un tempo c’era oggi non c’è più. Il patron di un tempo, il venafrano Dante Di Dario oggi fa l’immobiliarista sulla costa molisana ed a lui, attraverso una serie di operazioni societarie è subentrata nella gestione della produzione qualche anno fa la Regione Molise.
La Gam è figlia di questa gestione regionale, una gestione che ha bruciato milioni di euro pubblici e che ha portato al risultato dello scorso 4 novembre. Il 4 novembre, in ritardo di qualche giorno sulla festa dei morti, si è celebrato il funerale del polo avicolo di Bojano. Da quel giorno infatti gli impianti, impianti ormai obsoleti e bisognosi di una manutenzione straordinaria dai costi milionari, si sono fermati. A Bojano dal quattro novembre non si produce più nulla. I dipendenti in cassa integrazione (con un percorso che chi ci segue sa quanto sia stato tortuoso e complesso) i trasportatori fermi, gli allevatori a riconvertirsi e a vendere al competitor di una volta, il gruppo Aia. La Regione, con colpevole ritardo, ha nominato un nuovo manager della Gam, rimuovendo il precedente consiglio di amministrazione. L’ingegner Baranello è persona stimata uno che di industria ne capisce davvero se è vero che si è fatto un mazzo così negli stabilimenti Fiat di tutta Italia. E, da quel che trapela l’ingegner Baranello ha capito che lì a Bojano la situazione è davvero disastrosa. Ma se è logico che gli impianti vengano gestiti da una figura manageriale che cerchi di salvare il salvabile meno chiaro è il motivo che induce la Regione, dopo aver messo il personale in cassintegrazione, a continuare ad disporre di alcuni dirigenti della Gam. Già perchè la Gam, secondo un modello diffuso in tutto il sistema delle partecipate volute dal tandem Iorio-Vitagliano paga tre dirigenti, di cui due rivenienti dalla Solagrital, la cooperativa messa in liquidazione coatta amministrativa, l’equivalente del fallimento per il settore pubblico. Il che già suona abbastanza strano visto che se è comprensibile che i lavoratori siano stati traghettati dalla Solagrital alla Gam i dirigenti, considerato il risultato della Solagrital, probabilmente andavano cambiati. Come che sia dal 4 novembre a Bojano non c’è più niente da dirigere. Non ci sono uomini, non ci sono commesse, non ci sono attività produttive. Non c’è niente, solo il silenzio di un disastro industriale epocale per una regione come la nostra. Eppure i tre dirigenti, puntualmente e solertemente, si recano negli uffici della Gam. Per fare cosa a questo punto non lo sappiamo, ma una cosa è certa: la Regione, per il tramite della scatola Gam dovrà garantire puntualmente il pagamento dei loro emolumenti, qualcosa come mezzo milione di euro l’anno.