Vitalizi, i tagli solo in 10 regioni: assegno salvo per 1600

Metà delle assemblee locali non ha applicato le riduzioni sui trattamenti degli ex consiglieri. In Sicilia record reversibilità, in Sardegna baby pensionati a 40 anni
EMANUELE LAURIA www.repubblica.it

È una riforma a metà. Una scure rimasta a mezz’aria che non colpisce condannati per peculato, baby-pensionati quarantenni, congiunti ormai anch’essi attempati di deputati che svolsero il loro mandato nel Dopoguerra. Che ha risparmiato, all’ultima conta, un tenace e variegato drappello di 1.600 “fantasmi”. Sono i sopravvissuti ai tagli della spending review deliberati per le Regioni, sono gli ex consiglieri (e i loro parenti) che dopo aver resistito alla soppressione dei vitalizi – perché questa norma è stata applicata ovunque in modo non retroattivo – hanno scansato anche la temporanea decurtazione delle pensioni.

Il buon esempio. Un passo indietro: il 22 marzo scorso il consiglio di presidenza della Camera ha introdotto un contributo di solidarietà, temporaneo, a carico degli ex deputati. Il presidente della conferenza delle assemblee regionali, il friulano Franco Iacop, ha subito applaudito alla decisione di Montecitorio rammentando “con soddisfazione” che i rappresentanti dei “parlamentini” sul territorio si erano portati avanti con il lavoro, approvando già il 10 ottobre del 2014 un ordine del giorno che prevedeva la stessa misura nelle Regioni. In realtà, dati alla mano, il compiacimento di Iacop è un tantino eccessivo. Perché oggi, a due anni e mezzo da quell’atto di indirizzo votato all’unanimità in conferenza, solo la metà delle Regioni ha seguito le indicazioni e fatto tagli veri, almeno nella misura indicata dall’ordine del giorno: dal sei per cento per vitalizi sotto i 1.500 euro al 15 per cento per gli importi superiori ai seimila euro. A mettersi in regola, diciamo così, Lombardia, Friuli, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Trentino, Val d’Aosta, Veneto e Puglia. Le altre regioni? Sono rimaste fuori da questo percorso virtuoso, in alcuni casi semplicemente non approvando una legge, in altri limitandosi a pannicelli caldi di natura diversa.

Reversibilità d’oro. Emblematico il caso di due Regioni autonome quali Sicilia e Sardegna. A Palermo l’Ars ha recepito il decreto Letta scritto per i dirigenti pubblici, con l’effetto di applicare i tagli solo ai percettori di vitalizi sopra i 90 mila euro annui. A essere penalizzati poco più di una ventina su 320 beneficiari di assegni. Non hanno pagato dazio, per fare qualche esempio, i congiunti di nove deputati che hanno frequentato il Palazzo nella prima legislatura: dalla figlia di Natale Cacciola, eletto nel partito monarchico nel 1947, che da 40 anni percepisce un vitalizio da 2 mila euro al mese, a quelli di Ignazio Adamo, esponente del Blocco del popolo, che da 44 anni percepiscono un assegno di reversibilità da quasi 4 mila euro. Nella Regione Sicilia che ha una storia più antica delle altre sono 130, record assoluto, le pensioni pagate a vedove e figli di “onorevoli” defunti. E le cifre, in alcuni casi, si avvicinano ai diecimila euro al mese: Anna Manasseri, vedova dell’onorevole Vincenzo Leanza, da 14 anni gode di un vitalizio da 9.200 euro mentre Angela Zoroschi, moglie dell’ex dc modicano Raffaele Avola scomparso nel 1993, riceve a casa un assegno da 8.200 euro. A Lina Caffarato, vedova di Pompeo Colaianni, spettano circa 8 mila euro.

I vitalizi ai condannati. In Sardegna l’unica “dieta” adottata è stata il blocco dell’adeguamento dei vitalizi all’Istat. Nessun altro taglio sulle “pensioni” dirette – escluse cioè le reversibilità – che l’amministrazione sarda eroga in quantità superiore a qualsiasi altra regione: 236 quelle pagate nel 2015. Un numero che è così alto anche perché, fino a qualche anno fa, il consiglio regionale di Cagliari dava la possibilità anche a chi non aveva raggiunto i 60 anni di ottenere il vitalizio. E fra i titolari di assegni, non colpiti da alcuna riduzione, ci sono anche l’ex vicepresidente del consiglio Claudia Lombardo (Fi) e l’ex assessore Andrea Biancareddu (Udc), baby pensionati a 41 anni e 48 anni con appannaggi mensili da oltre 7 mila euro (lordi). Lombardo e Biancareddu hanno svolto quattro legislature, per le regole sarde quel beneficio spetta loro. Nell’elenco dei vitalizi sardi, a lungo tenuto segreto, figurano oggi i nomi di 11 ex consiglieri di recente condannati per le spese allegre fatte coi soldi dei gruppi. Secondo le accuse si distribuivano una “paghetta” da 2.500 euro. Prassi riconosciuta illecita in primo e in qualche caso in secondo grado. Fra i consiglieri condannati per peculato che risultano percettori di vitalizi l’ex capogruppo di Idv Adriano Salis (3.500 euro), l’ex senatore del Pdl Silvestro Ladu (7.077) e Beniamino Scarpa (Partito sardo d’azione, 5.002).

10 Le regioni che non hanno approvato per legge il taglio: fra queste Emilia e Calabria
141 milioni La spesa sostenuta dai consigli regionali per i vitalizi
11 I condannati per peculato che figurano fra i titolari di assegno in Sardegna
1.600 I consiglieri che hanno evitato di pagare il “contributo di solidarietà”
18 milioni Il costo dei vitalizi per l’Assemblea regionale siciliana che ne paga più di tutti
300 I ricorsi pendenti nei tribunali di tutt’Italia contro le riduzioni, dove sono state fatte

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