La decisione a sorpresa del presidente americano: Comey, nominato da Obama, avrebbe dovuto restare fino al 2023. La decisione «su raccomandazioni del ministro della Giustizia»
di Andrea Marinelli www.corriere.it
Donald Trump ha licenziato in tronco il direttore dell’Fbi James Comey, causando un terremoto istituzionale a Washington. L’annunciato è arrivato a sorpresa nella notte italiana con una breve nota della Casa Bianca, secondo la quale la rimozione «con effetto immediato» è stata raccomandata dal vice ministro di Giustizia Rod Rosenstein e sarebbe dovuta alla controversa decisione di rendere pubblica con una lettera al Congresso la riapertura dell’inchiesta sulle mail di Hillary Clinton a undici giorni dalle elezioni dello scorso novembre: una scelta che, almeno secondo la candidata alla presidenza e l’intero fronte democratico, ha avuto un impatto decisivo sull’esito del voto. «Mi viene la nausea a pensare di aver avuto un qualche impatto sul voto», aveva detto soltanto la settimana scorsa, chiamato a testimoniare davanti alla commissione Giustizia del Senato per difendersi dalle accuse. Nominato da Barack Obama nel 2013 con un mandato di dieci anni e un sostegno bipartisan, Comey — un repubblicano moderato di 56 anni — era stato travolto in autunno dalle critiche in autunno non solo per la questione mail di Clinton, ma anche per la gestione delle indagini sui rapporti fra gli uomini di Trump e funzionari russi.
Le reazioni
Proprio sui legami fra il presidente americano e Mosca l’Fbi è tutt’ora al lavoro: a fine marzo Comey aveva annunciato alla commissione Intelligence della Camera l’indagine in corso sui rapporti fra lo staff di Trump e quello di Putin, al fine di influenzare le elezioni di novembre. La rivelazione aveva fatto infuriare il presidente, al punto che, subito dopo il licenziamento di Comey, è stato avanzato il sospetto che potrebbe trattarsi di un tentativo di condizionare il risultato dell’indagine.