Parte male il post-elezioni per i titoli del settore. La Borsa sperava in una vittoria di Clinton puntando su un boom di vendite di armi da fuoco prima del suo insediamento. Ma con il nuovo inquilino della Casa Bianca, sponsorizzato dalla National Rifle Association, il futuro del settore è roseo
di ETTORE LIVINI www.repubblica.it
Le strane logiche dei mercati regalano a Wall Street il più surreale dei paradossi: il crollo dei titoli dei produttori di armi dopo il trionfo di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa. Il futuro inquilino della Casa Bianca – non è un mistero per nessuno – è un paladino del secondo emendamento Usa, quello che consente di tenere in casa senza regole e limiti fucili e pistole. Durante la campagna elettorale non ha perso occasione per ribadire le sue posizioni, promettendo che avrebbe liberalizzato l’uso delle armi da fuoco anche negli uffici e nelle chiese.
La sua vittoria, immaginavano tutte le persone di buon senso, avrebbe dovuto far da detonatore alle azioni del settore in Borsa. Invece non è andata così. Un secondo dopo la campanella d’inizio delle contrattazioni nel secondo giorno post-elettorale sono iniziate a piovere le vendite come se alla presidenza Usa fosse stato eletto il Mahatma Gandhi. E a fine seduta per i big del comparto è stata un Caporetto: Smith & Wesson ha perso il 6%. Ancora peggio è andata alla Sturm Ruger, che ha chiuso con un crollo del 12%. Un naufragio controintuivo che – spiegano gli analisti – ha una ragione contorta come la psiche dei listini: la delusione degli investitori per la mancata vittoria di Hillary Clinton, la nemica numero uno dei produttori di armi a stelle e strisce. Un’ipotesi che avrebbe provocato una corsa agli acquisti dell’ultimo minuto dopo l’annuncio dei risultati e prima del suo insediamento, facendo volare – almeno così immaginava Wall Street – le vendite nelle settimane successive al voto.
Smith & Wesson & C. invece, malgrado lo scivolone di ieri, possono dormire ora sonni tranquilli. Trump in campagna elettorale è stato chiaro: “Hillary vuole togliervi le pistole. Vuole che la gente non si difenda e vuole liberare pericolosi criminali – ha detto – . Noi non lo permetteremo, gli americani hanno il diritto di difendersi al 100%. Quando diventerò Presidente degli Stati Uniti ci sbarazzeremo delle gun free zone”. Una posizione chiara che gli è valsa l’appoggio della potentissima National Rifle Association. Nessun limite in vista, insomma. Anzi, è più probabile che il neo-presidente, pagando il suo debito elettorale, liberalizzi ulteriormente il possesso di armi da fuoco. Lo stesso Barack Obama in fondo in otto anni di presidenza non è riuscito a fare molto contro la loro lobby.