Si tratta di un passaggio che consente di frugare nei computer dei cittadini. Sarà affrontato – fa sapere il viceministro dell’Interno Bubbico – in maniera più articolata all’interno del provvedimento sulle intercettazioni da Repubblica.it
Uno stop in piena regola dopo tante perplessità. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiesto e ottenuto lo stralcio del passaggio che consente di frugare dati e documenti nei computer dei cittadini come previsto nel provvedimento antiterrorismo in discussione in aula a Montecitorio. Lo si apprende da fonti di governo. Il passaggio in questione tocca un tema delicato e importante che riguarda diritti, privacy e sicurezza e che verrà affrontato in maniera più complessiva – viene spiegato – all’interno del provvedimento sulle intercettazioni già in esame in Commissione. Questo organismo ha quindi recepito le condizioni della commissione Bilancio, introducendo tre modifiche al testo precedentemente licenziato. Ha predisposto un nuovo testo del provvedimento, sul quale ora inizieranno le votazioni degli emendamenti.
Il decreto (n.7/2015), emesso dal governo il 18 febbraio scorso, prevede una serie di misure urgenti per il contrasto del terrorismo. Il testo di base considerava una serie di aumenti di pena per l’addestramento ad attività con finalità di terrorismo, per l’istigazione a delinquere e a commettere dei delitti contro lo Stato e per i reati di apologia quando commessi attraverso strumenti informatici o telematici soprattutto in caso di crimini contro l’umanità. Ma con gli emendamenti approvati in Commissione lo scenario è decisamente cambiato. Al punto che con questa legge l’Italia diventerebbe il primo paese europeo a rendere legale in maniera esplicita e in via generalizzata l’autorizzazione alle “remote computer searches” e all’utilizzo di software occulti da parte dello Stato per indagare tutti i reati “commessi mediante l’impiego di tecnologie informatiche o telematiche”.
Stamattina, quindi, il dietro-front. O, più precisamente, uno stop. Poi se ne riparlerà. “L’emendamento che prevedeva l’acquisizione di dati da remoto è stata stralciata dal decreto anti-terrorismo”, ha detto il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, a proposito del provvedimento antiterrorismo. “Rimane confermata la volontà del governo su un rafforzamento delle misure di prevenzione e contrasto al terrorismo, oggi più che mai urgenti e necessarie, ma si ritiene che tale norma debba essere trattata nell’ambito del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche – ha aggiunto. “Abbiamo la necessità di contemperare le esigenze di sicurezza nella lotta al terrorismo con quelle di tutela della privacy, per questo motivo è utile approfondire il confronto e la riflessione sulla intercettazioni telematiche da remoto”.
Appena qualche ora prima il ministro dell’Interno Angelino Alfano, intervenendo a Radio Anch’io aveva parlato in questi termini: “Abbiamo previsto la possibilità da parte dell’autorità giudiziaria di accedere ed eventualmente spegnere i siti web attraverso i quali si veicola un messaggio di radicalizzazione violento. Questo – aveva detto il ministro – perché i social sono utilizzati dai terroristi per il reclutamento”, con il decreto l’autorità giudiziaria potrà entrare nei telefonini o nei personal computer per controllare l’attività da ‘remoto’. “E’ una possibilità di indagine già prevista per reati di terrorismo. Visto che ci sono questi scambi informatici tra terroristi – rimarca il ministro – occorre aumentare la penetrazione”.