Operazione della polizia di Brescia in collaborazione con i colleghi kosovari smantella cellula di ispirazione jihadista. La mente, Imishiti Samet, arrestato in Kosovo. Contro il gruppo l’accusa di apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale. La propaganda attraverso i social network con foto in tenuta da guerra e slogan jihadisti. Il questore di Brescia: “Non finisce qui” www. repubblica.it
“Ricordatevi che non ci sarà più un Papa dopo questo, questo è l’ultimo”. E’ quanto scrivevano sul web i quattro kosovari fermati oggi dalla polizia di Brescia, in collaborazione con quella del Kosovo. Due fermati saranno espulsi (uno con provvedimento adottato dal ministro dell’Interno per motivi di terrorismo internazionale, l’altro con decreto del Questore di Brescia), un terzo è stato sottoposto a sorveglianza speciale (con contestuale ritiro del passaporto o di altro documento valido per l’espatrio) e il quarto, la mente della cellula, bloccato in Kosovo, è stato arrestato. E’ quanto si legge in una nota della Polizia di Stato, in cui si precisa che nelle perquisizioni sono state sequestrate due armi da fuoco, una pistola e una carabina, alcuni apparecchi elettronici non meglio precisati e altro materiale utile alle indagini.
L’operazione denominata ‘Van Damme’, condotta dagli agenti della Digos di Brescia e della direzione centrale della polizia di prevenzione, ha permesso di disarticolare un gruppo terroristico che, anche attraverso l’uso dei social network, propagandava l’ideologia jihadista. I quattro kosovari sono ritenuti responsabili dei reati di apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale.
Il loro punto di riferimento è stato identificato in Imishiti Samet, arrestato in Kosovo e ritenuto affiliato al Daesh. La polizia del Kosovo ha precisato che il sospetto capo del gruppo terroristico è stato arrestato nel villaggio di Hani i Helezit, nell’est del Kosovo. Imishiti Samet ha partecipato a “conflitti armati al di fuori del Kosovo”. Samet aveva espressamente minacciato su Facebook anche l’ex ambasciatrice Usa in Kosovo Tracy Ann Jacobson. “L’ebrea americana – affermava – dice che il nuovo Governo combatterà la corruzione… io dico a questa signora che finché loro saranno in Kosovo non esisterà la giustizia… questa miscredente merita la punizione con la sharia”.
Samet, come detto, è stato fermato in un comune al confine con la Macedonia, ma per molti anni aveva abitatoa Chiari, in provincia di Brescia, dove faceva il muratore. Nel suo appartamento di Chiari, dove tuttora abita il fratello, anche lui fermato nell’ambito della stessa operazione, è stato trovato “materiale propagandistico e i software utilizzati per il collegamento con altri internauti sospettati di terrorismo” ha spiegato il procuratore capo Tommaso Buonanno in conferenza stampa in Procura a Brescia.
I riscontri investigativi hanno evidenziato, sottolinea la polizia, la presenza di “pericolosi indicatori di fanatismo religioso estremistico a carico dei componenti del gruppo criminale, i quali sul web si mostravano con armi e atteggiamenti caratterizzanti i combattenti del sedicente Stato Islamico”. In particolare, a carico di uno dei quattro fermati è stata disposta, per la prima volta, la misura di sorveglianza speciale per terrorismo, su richiesta avanzata direttamente dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
Le minacce a Papa Francesco. “Minacciavano il Santo Padre Bergoglio, esaltavano i recenti attentati di Parigi e minacciavano l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti in Kosovo” spiega ad Agorà, su Raitre, il questore di Brescia Carmine Esposito. “Nelle abitazioni perquisite in Kosovo sono state trovate armi – precisa Esposito -. Quella di stanotte è un’operazione condotta in seguito a un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia, dalla Digos e in stretto raccordo con la Procura speciale internazionale del Kosovo e la direzione nazionale antiterrorismo del Kosovo. Si tratta di profili di rischio in relazione a derive terroristiche di matrice islamica con particolare riferimento a condotte di propaganda, reclutamento, finanziamento del sedicente Stato Islamico. I reati contestati a queste persone sono apologia del terrorismo e istigazione all’odio razziale”.