Col supporto di impostazioni politiche e sociali basate su innovazione tecnologica e ricerca abbiamo la possibilità di ridisegnare le nostre città per migliorare la qualità dei servizi ma soprattutto la qualità della vita dei cittadini: è ciò che emerge dal convegno I-CiTies 2015 svoltosi nel fine settimana a Palermo e organizzato dal Laboratorio Nazionale Smart Cities & Communities del CINI in collaborazione con l’Associazione Energy@home, per confrontarsi sui principali progetti italiani nel settore dell’Informatica e delle tecnologie ICT e per stimolare una innovazione virtuosa in grado di rispondere e anticipare i bisogni di chi vive le città, di aumentare l’efficienza energetica di edifici e abitazioni, di ideare nuovi servizi che aumentino la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini.
Al convegno, il senatore Simona Vicari, sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle smart cities, ha invitato l’Università e i centri di ricerca industriale a giocare sempre più un ruolo proattivo e di indirizzo per creare innovazione e per valorizzarla tramite iniziative di collaborazione pubblico/privato.
Tre i pilastri tecnologici della Smart City delineata dai progetti dei ricercatori del Laboratorio Nazionale Smart Cities del CINI e dalle aziende di Energy@home partecipanti: una rete di comunicazione capillare adatta a collegare sensori, attuatori e dispositivi anche senza l’uso di batterie (la Internet of Things); piattaforme aperte e interoperabili capaci di acquisire ed elaborare la grande mole di dati generata e soprattutto di renderla disponibile in forma di open data; servizi smart per migliorare la qualità della vita dei cittadini in modo sostenibile, riducendo le emissioni di CO2 fino ad abbatterla dello 80%, traguardo fissato al 2050 dalla Commissione Europea. Ma alcuni progetti hanno anche delineato la possibilità di ottenere la riduzione totale delle emissioni di CO2 con quartieri del futuro che diventano completamente auto-sufficienti dal punto di vista energetico.
«Il primo obiettivo di una città intelligente è favorire al massimo la partecipazione dei cittadini – spiega Giuseppe Anastasi, professore di Ingegneria informatica all’università di Pisa, organizzatore del convegno e direttore del Laboratorio Nazionale Smart Cities del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) – I cittadini possono diventare i sensori e gli attuatori intelligenti del sistema con la capacità di segnalare problemi e proporre soluzioni utilizzando gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Ad esempio, i ricercatori del CINI stanno sperimentando in alcune città italiane sensori di piccole dimensioni che ognuno può portare con sé e che sono in grado di riportare in tempo reale e in maniera capillare lo stato dell’ambiente cittadino e la qualità dell’aria nei punti chiave della vita quotidiana. Il Laboratorio Nazionale rappresenta oggi il principale punto di riferimento della ricerca universitaria nazionale nei settori dell’Informatica e dell’Information Technology per le smart cities».
«Nella città del futuro tutto potrà migliorare grazie alla introduzione delle tecnologie informatiche e di comunicazione – spiega ancora Fabio Bellifemine, Direttore della Associazione Energy@home– in questi due giorni abbiamo visto come queste tecnologie possano rendere più educative le esperienze di visita dei musei, come possano supportare le decisioni della Pubblica Amministrazione aumentando la partecipazione dei cittadini, rendere più efficiente e sostenibile la mobilità nonché l’accesso all’energia, migliorare la qualità della vita e il benessere degli anziani, creare ambienti smart in grado di osservare, imparare e adattarsi all’ambiente, in sintesi come possano creare un mondo migliore».
«La partecipazione al Convegno è stata superiore alle nostre aspettative – conclude Giuseppe Lo Re, professore di Ingegneria Informatica all’Università di Palermo e coordinatore del nodo locale del Laboratorio Nazionale Smart Cities –; nel 2016 molti di questi progetti passeranno da una fase di laboratorio a una sperimentazione in campo e sarà importante accedere alle opportunità di finanziamento della ricerca in ambito nazionale ed europeo e fare sistema con il tessuto industriale italiano. Ecco perché è con vero piacere che abbiamo accolto le aziende della Associazione Energy@home che lavorano in prima linea con questa prospettiva con le quali auspichiamo di poter collaborare ancora in futuro».