L’Anm diserta per la prima volta la cerimonia in segno di protesta contro il governo. Il presidente della Corte suprema Canzio: “Troppo pochi i processi per corruzione”. E sulle adozioni gay: “Serve legge”
MONICA RUBINO www.repubblica.it
La fuga di notizie sulle indagini in corso e il riserbo da parte delle toghe: sono questi i due temi “di grande delicatezza e attualità” al centro delle relazioni degli alti magistrati della Cassazione per la cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario che si svolge oggi a Roma, la prima della storia che non vede la partecipazione dell’Associazione nazionale magistrati. L’Anm, infatti, è in polemica con il governo per il mancato rispetto degli accordi sui correttivi al decreto sulla proroga dei pensionamenti solo per alcuni magistrati e sulla legittimazione ai trasferimenti e ha deciso di disertare l’evento al palazzo della Corte suprema.
Più riserbo dai pm. “Dinanzi al fenomeno della fuga di notizie – spiega il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo – fenomeno grave perchè rischia di ledere il principio costituzionale di non colpevolezza, più volte viene invocato l’intervento del mio ufficio, che risulta quasi sempre sterile per la obiettiva difficoltà di individuare le singole responsabilità”. Altro tema “delicato” sollevato dal pg “è quello del riserbo, sul quale già l’anno scorso mi sono soffermato ricordando che la stessa Corte di Strasburgo ha ribadito che ai magistrati è imposta la massima discrezione anche là dove si sia trattato di sostenere pubblicamente le ragioni e la bontà dell’attività giudiziaria svolta”. Per il pg servono “meno leggi” e più “fiducia nei magistrati”.
Sì a riforma processo penale, no a reato di clandestinità. Di rincalzo il presidente della Cassazione Giovanni Canzio critica nel suo intervento anche le indagini “già di per sè troppo lunghe” e le “distorsioni del processo mediatico” favorite anche dalla “spiccata autoreferenzialità” di taluni pm. Canzio difende poi l’utilità della riforma del processo penale, attualmente ferma al Senato. Ribadisce il suo no al reato di clandestinità, pur sottolineando la necessità di un adeguato sistema repressivo contro il terrorismo internazionale.