Il premier: «Il Sud nelle nostre mani. Scuola? Prendiamoci altri 15 giorni per il confronto». Alla minoranza: serve codice di condotta interno. Addio di Ranieri.
da www.corriere.it
Scuola e riforme, innanzitutto. Poi il rispetto dello Statuto del partito. Questi i temi al centro del dibattito della direzione nazionale del Pd. E, lunedì sera, in largo del Nazareno, a discussione avviata il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, chiarisce subito il nodo della questione: «Se vogliamo discutere tra di noi facciamolo ma occorre avere un codice di condotta interno, che va approvato, senza diktat. Quando c’è una questione di fiducia e voti contro, non accetto che gli stessi mi facciano la ramanzina sull’unità del partito». Il premier-segretario non si ferma e lancia una sfida alla minoranza del partito: «Chi vuole fermare tutto questo può togliere la fiducia in Parlamento e in direzione Pd, ma fintanto che questo non succede noi saremo in prima linea» per cambiare l’Italia «fino al 2018».
«Sulla scuola? Prendiamo altri 15-20 giorni per discutere>>
Il tema della scuola sta a cuore al premier. Martedì, in commissione Istruzione, inizia l’esame degli emendamenti al ddl e le modifiche messe in campo dalla maggioranza dovrebbero riguardare, innanzitutto il ruolo dei presidi, prevedendo una loro rotazione dopo due mandati (sei anni). Renzi dimostra di non volere arretrare sulla riforma: «Se vogliamo approvarla lo facciamo domattina, anche a costo di spaccare il Pd», dice. Ma poi rilancia: «Se vogliamo prendere altri 15-20 giorni ce li prendiamo ma allora facciamo un’assemblea sulla scuola in ogni circolo Pd». Il premier vuole discutere con insegnanti e studenti perché, dice Renzi, «non siamo riusciti a coinvolgere il mondo della scuola e io mi assumo la responsabilità anche se so quanto molti di voi si sono impegnati al confronto». La riforma della scuola, sottolinea ancora il premier, «la facciamo per i ragazzi e non per assumere 200mila persone, per i ragazzi e non come ammortizzatore». La minoranza accoglie l’apertura, rinviando alla «verifica nel merito» delle modifiche. Nessuna apertura di credito invece da Andrea Ranieri, l’esponente ligure vicino a Civati che in direzione dà l’addio al Pd: «In questo partito non rappresento più nessuno».