Regeni, la mamma: «Il viso di Giulio era irriconoscibile, lì ho visto il male del mondo»

I familiari del ricercatore ucciso al Cairo: «Non era una spia. Giulio riconosciuto dalla punta del naso». Il senatore Manconi: «Serve risposta forte dell’Italia, va ritirato ambasciatore in Egitto». di Salvatore Frequente www.corriere.it

«Ho riconosciuto Giulio solo dalla punta del naso. Quello che è successo non è un caso isolato, confidiamo in una risposta forte del governo». Sono le dure parole della madre di Giulio Regeni, Paola Deffendi, in conferenza stampa al Senato assieme al marito Claudio. «Caso isolato? Cos’è? Un caso di morbillo, di varicella?», ha domandato retoricamente. «Forse erano le idee di Giulio?», ha continuato la madre di Giulio commentando le novità che arrivano dall’Egitto. I genitori del giovane ricercatore, ucciso al Cairo in circostanze che le autorità egiziane non hanno ancora chiarito, hanno tenuto una conferenza stampa nella sala Nassiriyia: conferenza convocata dal senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani. Sono intervenuti anche l’avvocato Alessandra Ballerini e il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.
Viso di Giulio irriconoscibile
L’unica cosa che la madre di Giulio Regeni ha riconosciuto di suo figlio nel volto sfigurato dalle torture, all’obitorio di Roma, è stato «la punta del suo naso». Il volto di Giulio, dopo la morte, era «piccolo piccolo», irriconoscibile: «Non avete idea del male che c’era su quel viso, che gli avevano fatto, ho visto il male del mondo» ha detto Paola Regeni. «Forse è dal nazifascismo – ha aggiunto – che in Italia non ci trovavamo un caso di tortura come per Giulio».Dopo aver valutato se mostrare la foto del cadavere di Giulio, alla fine hanno deciso di non farlo.
«Confidiamo in risposta forte del governo»
In merito all’incontro tra magistrati e investigatori, italiani e egiziani, che si terrà il prossimo 5 aprile, la madre di Giulio ha aggiunto che «se sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del nostro governo». Poco prima il marito Claudio ha ripercorso la storia e le attività del figlio a partire dai suoi 12 anni, quando diventa sindaco dei giovani nel paesino di Fiumicello, fino all’arrivo in Egitto. «Giulio stava passando un periodo molto felice della sua vita, sia dal punto di vista di vista personale che del lavoro» ha detto il padre Claudio. «Questo per ricordare a tutti che Giulio era andato in Egitto a fare ricerca – ha commentato la madre – era un ragazzo come tanti invece è morto sotto tortura. Non era un giornalista né una spia, ma un ragazzo contemporaneo che studiava. Anzi un ragazzo del futuro».

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