Da Chicago a Los Angeles, da Portland a New York, dopo l’annuncio della vittoria del candidato repubblicano la gente si è riunita per inscenare marce e manifestazioni. Nella Grande Mela almeno 30 arresti. Veglia davanti alla Casa Bianca. Su Twitter oscurate le foto dei profili per protesta www.repubblica.it
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in molte città americane per manifestare rabbia e delusione dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. A Washington i dimostranti hanno dato vita a una veglia lungo Pennsylvania Avenue, nei pressi della Casa Bianca. In California la protesta è andata in scena a Los Angeles, a San Francisco, a Oakland, a Berkeley e in altri centri urbani. Gente in strada anche a New York, Portland, Chicago, Seattle, Austin, Boston, Detroit, Philadelphia, Phoenix. Molte le dimostrazioni partite dalle università e dalle scuole. “Not My President” (“Non è il mio presidente”) lo slogan più gettonato, insieme a “Love Trumps Hate” (“L’amore batte l’odio”).Sui social network si sono susseguiti per tutta la giornata gli inviti a nuove proteste. In tanti su Twitter hanno messo un quadrato nero al posto della foto. Con gli hashtag #TwitterBlackOut e #HesNotMyPresident, i contestatori hanno oscurato la propria immagine, nella convinzione che la presidenza di Trump influenzerà negativamente le sorti delle minoranze, degli immigrati e della comunità Lgbtq.
Tensione particolarmente alta a New York, in particolare nel cuore di Manhattan, dove si trova la residenza del nuovo presidente, la Trump Tower sulla Fifth Avenue. Per prevenire disordini sono stati schierati centinaia di poliziotti, alcuni in assetto antisommossa. Nonostante la pioggia migliaia di persone hanno sfilato in corteo lungo la Sixth Avenue per poi confluire verso la Trump Tower che però è già blindatissima dalla notte del voto, con numerosi camion anti-bomba a protezione dell’intero isolato. Il traffico è rimasto paralizzato per ore e le forze dell’ordine hanno effettuato almeno 30 arresti.
Particolarmente vivaci le proteste in California. Subito dopo il discorso di vittoria di Trump, a Los Angeles circa 1.500 persone si sono riunite nei pressi dell’Ucla, l’università della California. In centinaia si sono dati appuntamento presso il municipio. Altri 500 studenti sono scesi in piazza presso l’università di Santa Barbara intonando il coro: “Not my president. Not my president”. Nella Bay area city si sono registrate proteste in centro e lungo l’highway 24. Altre manifestazioni anche lungo la Walk of fame di Hollywood. Il Los Angeles Times ha riferito di qualche episodio di vandalismo e di grande amarezza e rabbia.