I numeri del piano approvato nella notte: oltre un miliardo di profitti entro il 2019, redditività all’11%. Le sofferenze cedute ad una bad bank. Piano digitale per gli sportelli e focus su mutui e risparmio gestito. La presentazione a Milano a sindacati ed analisti. L’ad Morelli: «Affronteremo un esercizio che non ha precedenti»
di Fabrizio Massaro e Giuditta Marvelli www.corriere.it
Il Montepaschi ieri ha approvato il piano industriale che sarà la base del terzo salvataggio della banca senese in tre anni: le previsioni sono di un utile netto a fine piano superiore a 1,1 miliardi, una redditività (Rote) oltre 11% nonostante una crescita prudente dei ricavi. In Piazza Affari, che ha già premiato le indiscrezioni durante la settimana con il raddoppio delle quotazioni del titolo, la seduta si è aperta con la sospensione la rialzo della banca senese (+10%). Migliorano anche le quotazioni del l’obbligazione subordinata della banca con scadenza settembre 2020 e cedola al 5,6%: in mattinata il prezzo è salito di quasi 5 punti, a 80,20, con rendimento in discesa al 12,33% circa. A inizio ottobre il rendimento era salito ai massimi, superando il 19%.
L’obiettivo del piano
L’obiettivo del piano è una banca più automatizzata, concentrata sui mutui con una forte componente online e totalmente libera dalle sofferenze che saranno cedute a una bad bank che poi le gestirà. Incisivi i risparmi sui costi, a partire da quelli del personale: ci saranno 2.600 esuberi e la chiusura di 500 filiali. Convocata, sempre ieri, l’assemblea per il 24 novembre che deve varare l’aumento di capitale fino a un massimo di 5 miliardi, approvare la cooptazione dell’amministratore delegato Marco Morelli ed eleggere il nuovo presidente al posto del dimissionario Massimo Tononi. Le candidature possono essere presentate anche durante l’assemblea.
L’aumento di capitale
L’aumento di capitale servirà a coprire la perdita di quasi 4,8 miliardi conseguente al deconsolidamento di tutte le sofferenze bancarie: 27,6 miliardi di crediti inesigibili passeranno a un veicolo di cartolarizzazione a un prezzo di 9,1 miliardi, e agli azionisti Montepaschi verrà assegnata la cosiddetta “tranche junior” della cartolarizzazione stessa, in modo da farli partecipare al previsto recupero di valore dei titoli del veicolo. In questo schema preparato da Jp Morgan e Mediobanca, già annunciato a fine luglio, è previsto l’intervento anche del fondo Atlante che investirà 1,6 miliardi. Previsto il raggruppamento azionario in ragione di una nuova azione ogni cento possedute.
Il voto del mercato
La reazione di Piazza Affari non si è fatta attendere. Il titolo dopo le prime ore di contrattazione sale del 20% ed è stato a più riprese sospeso per eccesso di rialzo. Con tutta evidenza il mercato ha fiutato che adesso a Siena si fa sul serio e che qualcuno potrebbe davvero essere disposto a investire sull’istituto più antico del mondo. Il titolo era davvero sceso troppo, con quasi il 90% del valore bruciato da inizio anno. In appena 5 sedute – da quando il cda ha preso atto del piano alternativo di Corrado Passera e dell’interesse a investire a Siena da parte di alcuni fondi di private equity contattati dall’ex ministro – il valore di Mps in Borsa è letteralmente raddoppiato: da 17 a 35 centesimi, +100%. E gli scambi sono stati enormi: solo lunedì è passato di mano il 14,7% del capitale con u n rialzo del 28% e nelle ultime 5 sedute oltre il 50%. E la capitalizzazione è risalita a 1,017 miliardi.
I sindacati
Oggi, dopo i comunicati stampa, l’ad Marco Morelli presenta i dettagli del piano agli analisti finanziari a Milano, quindi partirà il roadshow e si aprirà la data room per i potenziali soggetti interessati. Prima degli analisti Morelli ha incontrato i sindacati per discutere il tema più delicato: i posti di lavoro da tagliare. «Da quello che sappiamo dovrebbero essere 1.600 nuovi esuberi che si aggiungono ai 1.400 del vecchio piano non ancora eseguiti. Ci saranno anche 300 assunzioni», anticipava lunedì notte Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. Sileoni ha poi rilasciato alcune dichiarazioni al termine dell’incontro mattutino con i rappresentanti dei: «Siamo fiduciosi nel nuovo corso di Mps, anche perch il gruppo non poteva diventare un ring dove si combatteva per fini che esulavano dal rilancio dell’azienda. Il fatto che siano previste nuove assunzioni è di buon auspicio. Le uscite dovranno invece essere gestite attraverso prepensionamenti volontari e incentivati e la stessa semplificazione organizzativa del gruppo lascia ben sperare»
La presentazione agli analisti
L’organigramma di Mps prevede un «chiaro processo di assegnazione delle responsabilità, si sa con certezza chi fa cosa», ha detto quindi Morelli illustrando il piano agli analisti. «Tutti noi siamo consapevoli che stiamo affrontando un esercizio che non ha precedenti – ha aggiunto – su come affrontare la gestione delle sofferenze, come riattivare la credibilità commerciale e tornare a una posizione finanziaria e patrimoniale solida». Riguardo il personale, Mps avrà «un approccio diverso e più incentivi, con un investimento continuo a livello di capitale umano e dell’ambiente in cui opera, con nuove assunzioni. Abbiamo avviato un processo virtuoso». Il personale, ha rimarcato l’ad, sarà ridotto di 2600 unità, mentre le filiali passeranno da 2000 a 1500 e ci sarà un nuovo modello, «con una filiale che gestisce il business e con filiali satelliti» e questo coinvolgerà 1400 dipendenti.
l conversione dei bond
Il Monte dei Paschi presenterà un’offerta di conversione volontaria dei bond subordinati a tutti i detentori, compresi anche i sottoscrittori privati. Morelli ne ha parlato durante la presentazione agli analisti senza alzare per ora il sipario su termini e condizioni della conversione.
L’assemblea cruciale
Una banca più leggera, più digitale e senza sofferenze bancarie sarà la equity story che Morelli, accompagnato da Jp Morgan e Mediobanca, presenterà ai mercati: di fatto una start-up bancaria ma con 5 milioni di clienti a cui vendere soprattutto mutui e risparmio gestito. Il nodo è il patrimonio necessario, pari a 5 miliardi. Che va trovato a tutti i costi se non si vuole rischiare il «bail in», un evento che avrebbe conseguenze drammatiche. Il board si è tenuto le mani libere nella richiesta all’assemblea, per poter mixare ingresso di investitori stabili (anchor investor), conversione dei bond subordinati e aumento di capitale vero e proprio, con o senza diritto di opzione. Se ci sarà l’ok dell’assemblea – serve il 20% del capitale – la ricapitalizzazione potrebbe partire dopo il referendum del 4 dicembre (probabilmente lunedì 12) per chiudersi entro l’anno. E se vince il «sì», tutto sarà più facile. Se invece prevarrà il «no» alla riforma costituzionale, potrebbe esserci turbolenza sui mercati. E allora l’aumento slitterebbe all’anno nuovo.