Quasi azzerato il traffico dalla Libia, si è riaperta la rotta dal Paese vicino. Impossibile spedirli indietro: ricevono un foglio di via e spariscono
ALESSANDRA ZINITI www.corriere.it
Dopo settimane passate a bivaccare tra i padiglioni dell’hotspot e a razziare bottiglie di alcolici e contanti in negozi e hotel dell’isola, alla vigilia delle celebrazioni del 3 ottobre li hanno stipati sulla nave norvegese Olympic Commander e li hanno sbarcati al porto di Messina. Con un foglio di via ma liberi. I più intraprendenti sono scesi tra due ali di polizia facendo il segno di vittoria per essere riusciti ad evitare il rimpatrio e si sono diretti verso la stazione. Hanno sette giorni di tempo per lasciare l’Italia ma, va da sé, nessuno lo farà e andranno ad ingrossare quell’ormai non più piccolo esercito di nuovi irregolari tunisini che, da due mesi a questa parte, sbarcano a ritmo quotidiano sulle coste della Sicilia. Almeno quattromila, numero per difetto, se si considera che più della metà di chi arriva sulla rotta Tunisia-Sicilia sparisce senza essere intercettato né a mare né a terra, non ha diritto a chiedere la protezione internazionale, è destinato all’espulsione ma sa di avere buone chance di non essere rimpatriato.
L’allarme lanciato due settimane fa dal nuovo sindaco di Lampedusa Salvatore Martello, e ribadito ieri dal primo cittadino di Pozzallo Roberto Ammatuna dopo l’ultimo sbarco, va ben al di là di un problema di ordine pubblico nei centri degli hotspot alle prese con le intemperanze di questi migranti, buona parte dei quali pregiudicati, alcuni scarcerati per un recente indulto, sicuramente destinati a non entrare mai nel circuito dell’accoglienza. Dietro l’allarme si nasconde una preoccupazione: quella che, tra le fila di queste centinaia di tunisini tornati improvvisamente a sbarcare sulle nostre coste come accadde nei mesi della Primavera araba del 2011, possano nascondersi soggetti in contatto con il terrorismo internazionale.