Sono 46 gli imputati tra politici, ex membri della banda della Magliana, imprenditori e faccendieri. Assenti in aula l’ex Nar, considerato il vertice dell’organizzazione, e Buzzi, il ras delle coop da www.repubblica.it
Stamattina nell’aula più grande del palazzo di giustizia di Roma intitolata a Vittorio Occorsio, il magistrato vittima nel 1976 del terrorismo di destra, si è aperta davanti ai giudici della decima sezione penale del tribunale la ‘madre di tutti i processi’, quello di ‘Mafia Capitale’, l’associazione di stampo mafioso che ha operato a Roma e nel Lazio fino allo scorso anno corrompendo pubblici funzionari, amministratori di società ed esponenti politici, puntando ad alterare e ad aggiudicarsi appalti per centinaia di milioni di euro. Il tutto attraverso la forza di intimidazione che derivava dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà, e, secondo l’accusa, sotto la guida di Massimo Carminati, soprannominato ‘er Cecato’ perché guercio, che negli anni ’70 fu tra i protagonisti dell’eversione nera. Lui però è il grande assente: in aula infatti, non non ci saranno, per motivi di sicurezza, i vertici dell’organizzazione, oltre a lui anche Salvatore Buzzi e Riccardo Brugia.
l dibattimento. La complessa inchiesta è stata condotta dalla Procura che dal 2012 è guidata da Giuseppe Pignatone e il dibattimento si annuncia lungo e complesso come indicano i numeri: 46 imputati, in buona parte detenuti (tra carcere e arresti domiciliari), centinaia di testimoni da convocare, migliaia le intercettazioni di cui sarà chiesta la trascrizione, 3-4 udienze a settimana già calendarizzate almeno fino al prossimo luglio e da celebrarsi, dopo quella di oggi a piazzale Clodio, sempre nell’aula bunker di Rebibbia (attrezzata per le videoconferenze), ben distante dalla cittadella giudiziaria. L’attenzione mediatica è altissima: più di 100 i giornalisti accreditati, tra carta stampata, agenzie e testate on line, una ventina i corrispondenti di giornali stranieri, 33 le tv e almeno 15 i fotoreporter.
Due i decreti di giudizio immediato (relativi agli arresti del dicembre 2014 e del giugno 2015) che il collegio guidato dal presidente Rosanna Ianniello deve riunire. Ma le difese, che non hanno affatto digerito il programma di lavoro stabilito dal tribunale, sono pronte a dare battaglia sollevando eccezioni di ogni tipo. Intanto, dietro la minaccia di quattro giorni di astensione dalle udienze (ridotta alla sola giornata del 9 novembre), i difensori hanno almeno ottenuto la presenza nelle celle dell’aula di tutti i detenuti.