Dopo un buon avvio, il comporto creditizio inverte la rotta e porta in rosso il listino milanese: preoccupa Unicredit. Acquisti sul Monte dei Paschi. Bene le altre Borse europee: al di là della questione bancaria gli addetti ai lavori sono convinti che la Federal Reserve ritarderà la stretta monetaria dopo i deludenti dati sull’economia americana. Btp al nuovo minimo storico.
di GIULIANO BALESTRERI www.repubblica.it
Ore 11. Le banche tornano sotto il faro dei mercati. Dopo il risultato degli stress test condotti dall’Eba – comunicato venerdì sera a Borse chiuse -, i titoli del settore sono valutati ora dagli investitori che in Italia si concentrano soprattutto su Mps e Unicredit. La banca senese è stata bocciata dall’esame condotto dall’autorità bancaria europea, ma ha incassato l’ok della Bce e della Commissione Ue al piano di risanamento. A preoccupare è soprattuto l’istituto di Piazza Cordusio che ha mostrato tutta la sua fragilità e in attesa del nuovo piano industriale valuta il lancio di un aumento di capitale. A livello assoluto, però, il settore si è mostrato più solido del previsto e secondo Moody’s “la maggior parte delle banche dell’Unione europea dimostra di essere resiliente in condizioni di scenari avversi, con un significativo miglioramento rispetto agli stessi test condotti nel 2014”.
Piazza Affari parte di slancio, poi inverte la rotta con il comparto bancario zavorrato dalle vendite su Unicredit che si ripercuotono anche su Banco Popolare e Ubi. Passa in rosso anche Intesa Sanpaolo nonstante Ca de Sass sia risultata una delle migliori banche del Vecchio continente. Si mantiene in territorio positivo Mps, ma si allontana di massimi di inizio seduta quando era in asta di volatilità per eccesso di rialzo. Positivi gli altri listini europei: Londra avanza dello 0,2% come Parigi, Francoforte dello 0,7%.
Al di là della questione bancaria, gli addetti ai lavori si sono concentrati sui dati americani. Il Pil nel secondo trimestre ha segnato un’inattesa battuta d’arresto: un dato che probabilmente convincerà la Fed a rinviare a fine anno la stretta monetaria. Non è escluso che Janet Yellen decida di aspettare l’inizio del 2017 prima di alzare il costo del denaro. In questo senso saranno decisivi i rilievi sull’occupazione che saranno comunicati venerdì prossimo. A livello macroeconomico, l’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona è sceso a luglio a 52 punti da 52,8 di giugno. E’ la lettura finale di luglio e mostra un rallentamento che per alcuni economisti è uno dei primi effetti del clima di incertezza legato alla Brexit. Frenate in Italia e Germania – dove comunque il Pmi resta quota 50 punti, la linea di demercazione tra espansione e recessione -, mentre sale in Francia si porta da 48,3 a 48,6 punti.
Gli stress test sulle banche italiane hanno rasserenato anche gli animi sul fronte dei titoli di Stato così in apertura di settimana lo spread . ovverso la differenza di rendimento – tra Btp e Bund tedeschi decennali segna quota 126 punti con un tasso all’1,16% o. Il differenziale segna quota 126 punti contro i 129 della chiusura di venerdì. Il rendimento è dell’1,16% al nuovo minimo storico. L’euro è in lieve calo in avvio di settimana sul dollaro: la moneta unica segna quota 1,1166 sul dollaro (1,1186 venerdì sera). In rialzo la moneta unica sullo yen che dopo il rimbalzo dei giorni scorsi scende 114,46.
In mattinata, l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in leggero rialzo dello 0,4% a 16.635,77 punti dopo aver oscillato nei due sensi. A condizionare la seduta sono stati, in avvio, i dati inferiori alle attese sulla crescita americana nel secondo trimestre e il calo del dollaro nei confronti dello yen che ha penalizzato i titoli delle società esportatrici. Poi lo yen si è ripreso stabilizzando le quotazioni. Inoltre i mercati asiatici hanno accolto positivamente il modesto aumento del Pil americano in quanto potrebbe allontanare le stretta monetaria della Fed.
Sul fronte delle materie prime, le quotazioni del petrolio sono in lenta risalita in avvio di settimana dopo i netti cali dei giorni scorsi. I contratti sul greggio Wti con scadenza a settembre segnano un rialzo di 14 centesimi a 41,74 dollari al barile. Il Brent recupera 18 centesimi a 43,71 dollari al barile. Il prezzo dell’oro in Asia si mantiene sui massimi da tre settimane raggiunti venerdì sulle previsioni della crescita Usa inferiore al previsto. Il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1.351 dollari l’oncia.