L’esercito di Assad ha riconquistato la città ma nonostante gli accordi presi l’evacuazione è fallita. Le Nazioni Unite lanciano l’allarme www.repubblica.it
Con l’aiuto degli alleati russi e iraniani, il presidente siriano Bashar al-Assad ha piegato anche gli ultimi quartieri di Aleppo occupati dai ribelli, ma ora il grande interrogativo riguarda le sorti di migliaia di civili che si trovano nella zona orientale della città.
La tregua siglata ieri tra forze governative e gruppi oppositori prevedeva la evacuazione già da questa mattina alle 5 ma sul posto si continuano a sentire esplosioni e i bus verdi ricoperti con i poster del presidente siriano, predisposti per lo sfollamento, hanno fatto marcia indietro. I ribelli sostengono che l’evacuazione potrebbe non partire, oggi, e attribuiscono la responsabilità dei ritardi oltre che la fragilità della tregua all’Iran: l’alleato di Assad avrebbe avanzato nuove richieste, come la liberazione dei propri ostaggi. Le nuove condizioni imposte da Teheran avrebbero fatto saltare il piano di evacuazione concordato il giorno prima. Intanto la Russia oppone il suo rifiuto di fronte all’ipotesi di tornare al tavolo con gli Stati Uniti per gestire la crisi.
Di fronte alla situazione di incertezza e confusione si moltiplicano gli appelli internazionali. L’Unione europea, per voce dell’alto rappresentante Federica Mogherini, invoca la protezione dei civili. La Francia chiede che gli osservatori delle Nazioni Unite siano presenti sul campo per vigilare, mentre dal Palazzo di Vetro arrivano parole di preoccupazione. Il timore è che civili e combattenti, una volta saliti sugli autobus, possano essere condotti in centri di interrogatorio o di detenzione, invece di essere trasportati in aree sicure come stabilito dall’accordo.