Il governo si appresta a varare i decreti delegati sul Jobs Act e il disegno di legge sulla concorrenze. A Palazzo Chigi è in corso il Consiglio dei ministri. Le novità su catasto, fatturazione elettronica e fisco internazionale, con le discusse misure sulla delega fiscale, saranno invece esaminate al prossimo vertice. Delle nuove norme sul lavoro scrive di prima mattina il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un tweet questa mattina: «Oggi è il giorno atteso da anni. Il jobs act rottama i co.co.co e i co.co.pro vari e scrosta le rendite di posizione dei soliti noti.
Misure in vigore dal 2016
In realtà da quanto si apprende, con il consiglio dei Ministri ancora in corso, l’abolizione dei contratti a progetto dovrebbe entrare in vigore dal 2016. Così come la tipologia dell’associazione in partecipazione. Per quest’anno – stando alle indiscrezioni – sarà ancora possibile stipulare questi contratti mentre anche dopo il 2016 sarà possibile stipulare co.co.pro con accordi sindacali.
Licenziamenti collettivi e demansionamento
Oltre ai cinque punti qui sopra spiegati, nel decreto attuativo del Jobs act si prevede la possibilità di demansionare il lavoratore e include anche i licenziamenti collettivi (non tenendo conto quindi di quanto chiesto dalle Commissioni lavoro di Camera e Senato).
Camusso: «Non è la risposta»
«L’unico risultato sarà quello di aver liberalizzato i licenziamenti, di aver deciso che il rapporto di lavoro invece di essere stabilizzato sia frutto di una monetizzazione crescente», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Che, prima di partecipare a un convegno nel Pordenonese, ha aggiunto: «Non credo quindi che questa sia la risposta che si aspetta un Paese che continua ad avere una disoccupazione altissima e che non ha prospettive per i giovani».
L’Ocse promuove il decreto
Ieri, invece, è arrivato il plauso dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa: il Jobs Act può essere «il motore del cambiamento» per un Paese fermo da troppo tempo. L’incoraggiamento al governo Renzi arriva nel rapporto economico sul Belpaese sottolinea come «la priorità assoluta resta la riforma del mercato del lavoro, la cui eccessiva rigidità rappresenta un ostacolo alla creazione di posti di lavoro» e spiegando che se attuata pienamente, insieme alle riforme strutturali, si potrebbe avere un incremento del Pil pari al 6% nei prossimi dieci anni e la creazione di 340.000 nuovi posti di lavoro nell’arco di cinque anni. fonte: La stampa.it