Jihad, afghani fermati a Bari. Sotto tiro l’aeroporto e supermercati. Sopralluoghi al Colosseo

Sequestrati i video con le riprese dell’Ipercoop. Uno dei presunti jihadisti in corteo con il sindaco Decaro durante la «marcia degli scalzi» del 2015. Sopralluoghi al Colosseo

Giovanni Bianconi www.corriere.it

Un decreto di fermo nei confronti di tre afghani accusati di terrorismo internazionale è stato eseguito a Bari dai carabinieri del Nucleo investigativo e del Ros. Un altro afghano e un pakistano sono stati bloccati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Alla marcia con il sindaco
I cinque fermati si chiamano Ahmadzai Qari Khesta, Ahmadzai Surgul, Amjad Zulfiqar, Ahmadzai Gulistan e Hakim Nasiri. Quest’ultimo è stato fotografato insieme al sindaco di Bari, Antonio Decaro, durante la «marcia degli scalzi» del 10 settembre 2015. La manifestazione era stata organizzata in tutta Italia in segno di solidarietà e per l’integrazione degli immigrati.

I video dei presunti jihadisti
L’indagine ha preso le mosse nel dicembre scorso, quando i carabinieri di Bari identificarono quattro cittadini afghani che si muovevano all’interno dell’Ipercoop di Santa Caterina. Da un controllo sui loro telefoni cellulari furono rilevate immagini riprese nella galleria del centro commerciale e nell’area interna dell’aeroporto di Bari Palese. Ulteriori controlli dei loro movimenti svelarono che un paio di loro si erano mossi (o stavano per muoversi) prima verso Parigi e poi verso Kabul.

La rete in Italia
I quattro furono denunciati a piede libero per il reato di «interferenze illecite nella vita privata» e i loro cellulari furono sequestrati, ma poi l’indagine ha preso un’altra strada, fino alle accuse di oggi: associazione sovversiva con finalità di terrorismo internazionale perché – come sostiene la procura di Bari – «in qualità di promotori, dirigenti, organizzatori e finanziatori si associavano tra loro e con altre persone non identificate allo scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo internazionale, in Italia ed all’estero, realizzando anche in Italia (oltre che in Francia, in Belgio) un’associazione criminale, costituente articolazione o comunque una rete di sostegno logistico di una organizzazione eversiva sopranazionale di matrice confessionale, funzionalmente collegata all’organizzazione terroristica internazionale denominata Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) o Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), Emirato islamico dell’Afghanistan e di Al Qaeda».Tra le attività contestate, anche «il sostegno a soggetti disponibili a compiere azioni suicide o azioni combattenti nell’ambito di Paesi stranieri ed in particolare in Iraq e Afghanistan con modalità di combattimento tali da far apparire certe ed inevitabili le gravi conseguenze in danno della vita e dell’incolumità fisica della popolazione civile, contribuendo a diffondere nella collettività paura e panico».

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