Inps: “L’occupazione è salita, ma servono ancora migranti per pagare le pensioni. E quota 100 costa dagli 8 ai 20 miliardi”

Ecco l’ultimo Rapporto. Un documento con luci e ombre. Più lavoro, anche grazie alla fine dei voucher, ma sempre più a termine. Sale la domanda di prestazioni assistenziali. Grazie alle varie riforme, l’88% dei dipendenti privati ha un sussidio se perde il lavoro. E nella gig economy non ci solo i fattorini del cibo a domicilio
di BARBARA ARDU’ www.repubblica.it

Spariti i voucher, l’occupazione è tornata a salire. Ma a far lievitare i numeri sono stati i contratti a tempo determinato. Lo dicono i numeri, presentati questa mattina nell’ultimo Rapporto Inps, firmato Tito Boeri. Nel 2017, è scritto, il numero dei lavoratori a tempo indeterminato è sceso e sono aumentati i contratti a tempo determinato. Pochi e spesso “nascosti” sono ancora i lavoratori della Gig economy. Per intendersi, i fattorini delle piattaforme di food delivery che consegnano il cibo a casa. E se è in crescita l’ammontare dei contributi versati e accertati, sta salendo a ritmo deciso la spesa di tipo assistenziale.

Il sistema pensionistico rischia di non facela in un prossimo futuro: pochi giovani al lavoro e troppi anziani in pensione. I contributi dei primi non ce la farebbero a pagare le pensioni dei secondi, tra l’altro più sostanziose perché calcolate con il sistema retributivo o misto. Un’equilibrio che secondo i dati dell’Inps potrebbe essere raggiunto solo attraverso il contributi del lavoro degli immigrati. Parole che non faranno piacere al ministro Salvini. Infine, dopo anni passati a mettere in ordine i sostegni ai disoccupati, l’Inps può finalmente dire che a due anni dall’introduzione del Jobs act, oltre l’88% dei lavoratori del settore privato è tutelato in caso di disoccupazione.
Quota 100. Boeri fa subito i conti in tasca al progetto di permettere la pensione a chi conquista quota 100 (tra età anagrafica e anni di contributi). Un progetto che non è certo a costo zero. Ecco i conti: “Quota 100 pura costa fino a 20 miliardi all’anno; quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni; quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi”. Il motivo è presto detto: “Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più”.

Occupazione. Nel 2017 l’occupazione – altro capitolo – ha continuato a crescere, confermando il trend degli ultimi anni, da quando sul finire del 2013 il numero degli occupati ha toccato il minimo post 2007. Il recupero iniziato nel 2014 ha consentito, tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, di ritornare a un livello di occupati analogo a quello del primo semestre 2008, grazie esclusivamente alla performance dell’occupazione dipendente.

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