L’audizione al Senato del procuratore Cartosio: “In alcuni casi le loro navi sono intervenute senza informare la guardia costiera. Ma soccorrere non può mai essere considerato un reato” di ALESSANDRA ZINITI www.repubblica.it
“Alla Procura di Trapani risulta che in qualche caso navi delle Ong hanno effettuato operazioni di soccorso senza informare la centrale della guardia costiera”. Davanti ai componenti della commissione Difesa del Senato, il procuratore Ambrogio Cartosio dà risposte secche e dirette, pur non scendendo in alcun particolare dell’inchiesta aperta dalla sua Procura sull’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che, ha precisato “coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche delle Ong”.
Il procuratore si è trincerato dietro il segreto istruttorio sul contenuto della sua indagine, specificando solo che “la presenza delle navi delle Ong in un fazzoletto di mare potrebbe costituire, non da solo, ma con altri elementi, un elemento indiziario forte per dire che sono a conoscenza che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni di migranti e dunque ipotizzare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Soggetti a bordo delle navi sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui arriveranno i migranti. Ma – ha anche osservato il procuratore di Trapani – la risposta a questo quesito deve arrivare tenendo conto della legisazione italiana che prevede una causa di giustificazione. Se una nave qualsiasi viene messa al corrente del fatto che c’è il rischio che un’imbarcazione possa naufragare, ha il dovere di soccorrerla in qualsiasi punto e questo principio travolge tutto. Insomma, per la legislazione italiana, si potrebbe dire che viene commesso il reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, ma non è punibile perché commesso per salvare una vita umana”.
Il sostituto procuratore Andrea Tarondo ha poi riferito un recentissimo episodio che proverebbe il doppio gioco delle forze di polizia libiche. Due migranti algerini arrivati a Trapani il 28 marzo scorso hanno raccontato di essere saliti su un gommone in Libia scortati da un altro gommone con a bordo uomini in divisa con la scritta ‘polizia’. Dopo alcune miglia, una nave della polizia libica avrebbe fermato le due barche sparando e ci sarebbe stata una lite in mare tra le due unità libiche. Probabilmente la nave che aveva fermato il gommone chiedeva soldi per lasciar passare i migranti scortati da un altro gommone della polizia evidentemente d’accordo con i trafficanti.
Il procuratore Cartosio ha anche sottolineato che la sua indagine non ipotizza affatto comportamenti che possano far pensare a reati di associazione per delinquere e dunque non di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
A conclusione della sua audizione, il procuratore di Trapani ha escluso di avere elementi per dire che i finanziamenti delle Ong possano avere origini illegittime e che le finalità dei soccorsi in mare delle navi umanitarie possano avere obiettivi diversi.