Il garante della privacy: «No alle foto dei figli sul web, pericolo pedofilia»

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«Secondo recenti ricerche, la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli». Il monito arriva dal garante della privacy Antonello Soro, che ha illustrato l’attività per il 2016. E’ stato il passaggio più rilevante all’interno di una relazione che ha toccato molti aspetti del rapporto tra nuove tecnologia e sfera personale.

Ok la legge sul cyberbullismo

Sempre in tema minori, Soro promuove la nuova legge sul cyberbullismo giudicando «particolarmente positiva la scelta di coniugare un approccio preventivo e riparatorio, grazie alla promozione dell’educazione digitale e alla specifica procedura di rimozione dei contenuti lesivi presenti in rete. Il meccanismo delineato evita una preventiva e generalizzata ingerenza da parte dei provider e tuttavia li responsabilizza su segnalazione degli interessati, anche se minori. L’Autorità si impegna a svolgere l’importante funzione di garanzia assegnatale dalla legge, nella consapevolezza sia delle oggettive difficoltà tecniche sia delle necessità di risorse adeguate ai nuovi compiti».

Intercettazioni e processi mediatici

Un capitolo della relazione di Soro è stato invece dedicato ai cosidetti «processi mediatici» e alle intercettazioni: «Rispetto alla cronaca giudiziaria si è registrata, anche quest’anno, la diffusione di atti d’indagine in violazione del relativo regime di pubblicità e spesso anche del principio di essenzialità dell’informazione. Mai come in quest’ambito occorre un impegno comune». «Giustizia e informazione – premette Soro – si caratterizzano principalmente per la loro indipendenza e, quindi, per la responsabilità nell’esercizio delle rispettive funzioni. Responsabilità tanto più necessaria rispetto al potenziale distorsivo del processo mediatico, in cui logica dell’audience e populismo penale rischiano di rendere la presunzione di colpevolezza il vero criterio di giudizio». In tema di intercettazioni, «diverse Procure e Csm hanno adottato provvedimenti volti a limitare – nel rispetto del contraddittorio e del diritto di difesa – la trascrizione di contenuti inerenti aspetti irrilevanti ai fini delle indagini o terzi estranei».

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