I genitori di Charlie ritirano la richiesta di andare negli Usa: “Non c’è più tempo”

L’annuncio tra le lacrime di Chris Gard e Connie Yates che hanno in questo modo abbandonato la battaglia giudiziaria per tenere in vita il piccolo, che i medici considerano incurabile   www.repubblica.it

I genitori di Charlie si sono arresi. Dopo una battaglia legale disperata per la sopravvivenza del figlio (“Merita di avere una chance”), hanno ritirato la richiesta all’Alta Corte di Londra di poterlo trasportare negli Usa per tentare una nuova terapia.

“Non c’è più tempo”, hanno detto tra le lacrime. L’avvocato Grant Armstrong ha spiegato che i genitori di Charlie hanno preso la loro decisione perchè uno specialista americano ha spiegato loro che è troppo tardi per somministrargli la terapia a nucleosidi che ha avuto esiti promettenti in altri casi. “Il peggior incubo dei genitori è stato confermato” ha detto Armstrong. Il legale ha spiegato al giudice Francis, magistrato dell’Alta Corte che ha aperto l’udienza che avrebbe dovuto esaminare la richiesta dei genitori, che il neurologo Usa Michio Hirano ha detto che non intende più somministrare la terapia sperimentale a Charlie dopo aver visto le immagini di una risonanza magnetica del cervello la settimana scorsa.

Armstrong ha aggiunto che Gard e Yates intendono aprire una fondazione per far sì che la voce di Charlie “continui a essere ascoltata”. I due genitori hanno raccolto 1,3 milioni di sterline in donazioni per portare il figlio all’estero per nuove cure.

Charlie Gard e Connie Yates avevano avviato cinque mesi fa una battaglia legale contro il Great Ormond Street Hospital di Londra, l’ospedale dove Charlie è ricoverato e che vuole staccare le macchine che lo tengono in vita. Charlie compirà un anno il 4 agosto ed è affetto da sindrome da deplezione mitocondriale, una rarissima malattia degenerativa che provoca il progressivo deperimento dei muscoli.

I genitori di Charlie hanno già perso le loro battaglie davanti all’Alta Corte, alla Corte d’Appello e alla Corte Suprema a Londra. Non sono riusciti a convincere la corte europea per i diritti umani a intervenire. La coppia aveva annunciato che c’erano nuove prove sull’efficacia della terapia Usa e aveva chiesto al giudice Francis, che ad aprile si era espresso in favore dell’ospedale, di esaminarle ed eventualmente di cambiare idea.

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