Le politiche migratorie il nodo che ha reso impossibile l’unione di alleati di governo che hanno posizioni politiche troppo diverse di Danilo Taino, corrispondente da Berlino
Una coalizione di governo tra i cristiano-democratici della Cdu e della Csu, i Liberali e i Verdi in Germania non si può fare. Dopo quattro settimane di colloqui tra i partiti e 56 giorni dopo le elezioni del 24 settembre, questa notte i colloqui tra le quattro delegazioni sono falliti. Poco prima di mezzanotte, i Liberali di Christian Lindner hanno fatto sapere che si ritiravano: troppe differenze sul programma. La politica tedesca entra in un territorio mai calpestato prima, instabile. A Berlino, stanotte, pochi erano in grado di dire con certezza cosa succederà. La stessa posizione di Angela Merkel, prima sconfitta del flop dei negoziati, è molto meno solida.
Il liberale Lindner si è preso la responsabilità di alzarsi dal tavolo dopo che la scadenza che era stata posta per un accordo è stata superata giovedì scorso e una seconda volta ieri alle 18, dopo ore di trattative durissime. Probabilmente, una maggioranza tra i quattro partiti non era nelle carte sin dall’inizio. Era l’unica numericamente possibile, in seguito alle elezioni e al fatto che i socialdemocratici di Martin Schulz avevano deciso di passare all’opposizione.
Meglio non governare che governare male»
Ma Lindner ha detto che nei colloqui si è capito che tra i quattro non c’erano né idee comuni né fiducia. Differenze strutturali. Mettere assieme un partito nettamente di centro, la Cdu, uno più conservatore, la gemella bavarese Csu, i Liberali decisamente pro-business e i Verdi che propendono a sinistra si è dimostrato impossibile. Il leader liberale ha detto di non volere accusare nessuno per il fallimento: ognuno si è battuto per i propri principi.