Gli Under25 senza impiego scendono al 36,4%, il livello più basso degli ultimi quattro anni, dato complessivo giù all’11,6%. La diminuzione però è frutto soprattutto della crescita degli inattivi: nel mese l’Istat rileva 30mila occupati in meno
di FILIPPO SANTELLI www.repubblica.it
A settembre la disoccupazione in Italia era cresciuta all’11,7%, ma per effetto della maggiore propensione degli italiani a cercare lavoro. A ottobre scende all’11,6%, ma perché più italiani a quel lavoro hanno smesso di dare la caccia. Sono dati in chiaroscuro quelli sull’occupazione pubblicati giovedì dall’Istat. Se il tasso complessivo dei senza lavoro scende infatti di un decimo, la flessione è frutto soprattutto della crescita degli inattivi, i cittadini che si dichiarano indisponibili all’impiego, aumentati di 82mila unità (+0,6%). Un allontanamento dal mercato del lavoro che “bilancia” la diminuzione degli occupati, 30mila in meno rispetto a settembre (-0,1%), portando giù il dato complessivo della disoccupazione. “La riduzione dei disoccupati – spiega l’Istat – è attribuibile alle donne, mentre si registra una lieve crescita tra gli uomini, e si distribuisce tra le diverse classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni”. La nota positiva è invece quella che viene dalla disoccupazione giovanile, che continua la sua discesa e arriva al 36,4%, il livello più basso registrato dal 2012. Anche se, pure in questo caso, il calo è determinato soprattutto dall’aumento degli inattivi.
Questi dati di ottobre sono particolarmente importanti: si tratta del primo mese dell’ultimo trimestre dell’anno, quello che deciderà se l’Italia centrerà i suoi obiettivi di crescita per il 2016. E le indicazioni che arrivano dall’Istituto di statistica sono di un mercato del lavoro più debole rispetto a settembre. Su base annua infatti il numero di italiani al lavoro continua a essere positivo, sono 22,7 milioni, 174 mila in più rispetto a ottobre del 2015 (+0,8%). Nel mese però, così come nel confronto tra trimestri, gli occupati hanno visto una lieve flessione, rispettivamente di 30 mila e 34 mila unità, un calo dovuto soprattutto alla componente del lavoro dipendente a tempo indeterminato. Da luglio l’economia italiana non è più riuscita a creare nuovo impiego, con il tasso di occupazione che torna al 57,2%, lo stesso livello di aprile. La conferma che con la fine degli incentivi sulle nuove assunzioni le aziende hanno smesso di allargare gli organici.
In lieve flessione a ottobre sono anche i disoccupati, 2,98 milioni, scesi di 37 mila unità rispetto a settembre (-1,2%), anche se in crescita di 38 mila unità su base annua. Ma quello che influisce di più sul dato complessivo della disoccupazione è il numero degli inattivi, le persone che non cercano impiego, uno storico tallone d’Achille dell’Italia. A settembre erano calati dello 0,8%, a ottobre sono tornati a crescere dello 0,6%. Fanno 82mila persone in più uscite dal mercato del lavoro, che portano il totale degli “scoraggiati” a 13,6 milioni, aumento che come rileva l’Istat “interessa entrambe le componenti di genere e le classi di età fino a 49 anni”. Il tasso di inattività è salito al 35,1%, in aumento di due decimi. Non un segnale positivo.