Il segretario apre a modifiche Italicum e propone una delegazione formata anche dalla minoranza Dem. Cuperlo: “Senza accordo su legge elettorale prima del referendum voto no e mi dimetto da deputato”. La proposta del leader passa all’unanimità in direzione, senza il voto della minoranza dem
di PIERA MATTEUCCI www.repubblica.it
“Per tenere unito il partito non posso fermare il Paese”. Matteo Renzi apre la decisiva direzione del Pd affrontando di petto i suoi oppositori interni ma anche dicendosi pronto a cambiare l’Italicum e proponendo una commissione del Pd con la minoranza interna dentro che affronti al questione anche con gli altri partiti. Un’apertura, quella del segretario, che uno dei leader della minoranza, Gianni Cuperlo, fa propria, con una “ma”: “Facciamolo prima del referendum sulla riforma costituzionale altrimenti voterò no e poi mi dimetterò da deputato”. La “proposta del segretario non basta – dice un altro dei big dell’opposizione interna, Roberto Speranza -. Verrà il giorno dopo il referendum, e quel giorno io vorrei che il partito fosse unito, che torni ad esserlo”. In chiusura dei lavori, Renzi ribadisce “il massimo impegno da parte nostra” sulla modifica dell’Italicum, “è evidente che bisognerà trovare un punto di caduta, comunque vada il referendum. Lavoriamo e nelle settimane successive al referendum andiamo a vedere lo stato dell’arte”.
La proposta di Renzi passa all’unanimità in direzione, ma al voto finale non partecipa la minoranza dem. Ancora Cuperlo, lasciando la sede Pd del Nazareno: “Approvare una nuova legge elettorale prima del 4 dicembre è francamente impossibile, però alla luce della relazione del segretario che ha dato un segnale di apertura e di volontà a comporre una discussione, alcuni di noi sono intervenuti per chiedere che ci sia la disponibilità e la volontà di una proposta politica del Partito Democratico sul merito della nuova legge elettorale: non si può rinviare tutto a una questione di metodo o posticipare tutto a dopo il referendum”. Scissione? “Sono ottimista e spero si arrivi a una ricomposizione. Una sinistra divisa è più fragile e non è così che affrontano i problemi del Paese”.
Dario Franceschini accoglie la proposta. “Va benissimo l’apertura ma ci vogliono due paletti. Uno, lavoriamo su correzioni dell’Italicum non su nuovi modelli. Secondo, tempi brevi per trovare un’intesa del Pd. Giorni, non mesi”. “Stiamo trasformando il referendum da un referendum sulla Costituzione in un referendum sulla legge elettorale” dice Piero Fassino, “è dal ’93 che adottiamo leggi ben più maggioritarie di queste – aggiunge con riferimento all’Italicum -. Bisogna dire agli elettori che con il Mattarellum 2.0 si va verso un governo di coalizione, ma poi Verdini e Alfano non li vogliamo. Possiamo pensare a Sel nelle condizioni in cui è? Bisogna pensare a che tipi di coalizione si andrebbero a fare”.
Italicum. Per il premier, “è surreale che si discuta” su un modello elettorale. “Fuori da qui lo scontro è ancora più forte, c’è l’insulto e la contestazione nei confronti dell’altro”, osserva. “Questa direzione è stata preceduta da un appello all’unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste” in cui già si dava per scontata la rottura. Ma l’Italicum, ribadisce, non deve essere una scusa: “Se qualcuno vuole utilizzare la legge elettorale come un alibi sappia che noi vogliamo smontare tutti gli alibi”. Prova a offrire una soluzione. “Io ho il compito politico di affrontare il tema del cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Essendo così importante la riforma costituzionale mio compito è cercare ulteriormente le ragioni di un punto di accordo”. Quindi la proposta di una discussione approfondita: “Ballottaggio sì o no, e sapete come la penso, premio alla lista o alla coalizione e modo in cui si eleggono i parlamentari (collegi, preferenze o, ma non lo consiglierei, sorteggio). Su questi punti apriamo una discussione profonda, seria”. Ma, aggiunge con fermezza “c’è un Paese che sta ripartendo, e la riforma non è un giocattolino di qualcuno, è la chiave di volta”. Dunque “siamo pronti a ulteriori elementi di mediazione, ma non siamo disponibili a bloccare il Paese” in nome della battaglia per “l’unità del partito”.
Direzione Pd, Cuperlo: “S