Inflazione in aumento all’1,6% quest’anno (+0,2% nel 2016). La disoccupazione scenderà al 9,4%. In Italia Pil confermato a +0,9%, ma il debito sale al 133,1%
di Giuliana Ferraino www.corriere.it
A Bruxelles si respira un certo ottimismo, perché l’Europa sembra crescere più dell’America, che nel primo trimestre di quest’anno ha messo a segno un timido rialzo dello 0,7% del Pil. Con l’inflazione della zona euro che risale all’1,6% dal +0,2% del 2016. Ecco i nuovi dati europei. La Commissione Ue ha corretto all’insù le stime sulla crescita dell’area euro e ora prevede un ritmo di «crescita stabile» per i prossimi due anni. Nelle sue Previsioni di primavera, Bruxelles si attende un aumento dell’1,7% del Pil rispetto all’1,6% indicato nelle Previsioni invernali. E’ confermata invece a +1.8% la crescita del Pil nel 2018. Per l’intera area euro il prodotto interno lordo è previsto in crescita invariata dell’1,9% sia quest’anno che il prossimo. Più pessimista è invece il bollettino della Banca centrale europea (Bce), che torna a sollevare il problema della disoccupazione giovanile, rimasto al di sopra della dei livelli precedenti alla crisi finanziaria internazionale, ed è «particolarmente alta in Grecia, Spagna e Italia, a seguito di forti aumenti registrati durante la crisi».
L’Italia, come sempre, fa peggio della media. Nel nostro Paese continua una «modesta ripresa», rileva la Commissione Ue, che lascia invariate le stime di crescita invernali: +0,9% nel 2016 e 2017, e +1,1% nel 2018. «L’espansione della domanda interna è stato il maggior fattore di crescita» nel 2016, spiega Bruxelles, assieme alla «ripresa degli investimenti», sostenuta dalla politica accomodante della Bce. Nel 2017 accelerano anche le esportazioni. Ma quest’anno il debito pubblico raggiungere il suo livello massimo al 133,1% del Pil (era il 132,6% nel 2016), per scendere al 132,5% nell’anno successivo. «Incertezza politica e il lento risanamento del settore bancario rappresentano dei rischi al ribasso sullo scenario di crescita», scrive l’esecutivo Ue, che cita invece tra i punti di forza la dinamica della domanda estera. Quanto ai saldi di finanza pubblica, le stime risultano riviste in senso migliorativo rispetto a quelle di metà febbraio anche grazie alla cosiddetta ‘manovrina’ da 3,4 miliardi sul deficit strutturale 2017 con cui il governo italiano ha comunque recepito le richieste dell’esecutivo Ue. Bruxelles stima un deficit nominale al 2,2% quest’anno e al 2,3% il prossimo (rispettivamente 2,4% e 2,6% le attese di febbraio ma 2,1% e 1,2% quelle del governo), mentre per il deficit strutturale la Commissione conferma l’attesa di 2% su quest’anno (1,5% il governo) e vede un peggioramento a 2,2% nel 2018 (2,5% l’attesa delle stime d’inverno), per cui il Def indica un ottimistico 0,7%.