Francoforte impone all’istituto ligure di ridurre i rischi e di presentare un nuovo piano industriale «che tenga conto del deterioramento dell’attuale scenario». Progegue in Bce l’esame del progetto di fusione Bpm-Banco Popolare, ma i sindacati aziendali della banca milanese si schierano contro l’integrazione da www.corriere.it
Mentre è ancora in corso a Francoforte l’analisi del piano di integrazione tra Bpm e Banco Popolare — dopo che i due istituti hanno ulteriormente limato il piano per andare incontro alle indicazioni della Bce — i sindacati aziendali della Bpm scendono in campo con un comunicato unitario in cui avanzano dubbi sull’integrazione che «non è un passaggio scontato», dati i «tanti dubbi e gli interrogativi che anche la Bce sembra evidenziare», e «non convince». E nel frattempo la Bce interviene pesantemente su Carige.
La Vigilanza guidata da Danièle Nouy ha inviato al board dell’istituto il 19 febbraio una «draft decision» chiedendo che la banca riduca i rischi e rientri nei requisiti di vigilanza attraverso un nuovo piano di funding entro il 31 marzo, un «piano industriale che tenga conto del deterioramento dell’attuale scenario rispetto alle originarie previsioni» e un piano «che rifletta nuove considerazioni sulle opzioni strategiche del gruppo» entro il 31 maggio. La «decisione» Bce è stata resa nota ieri in tarda serata da Carige, dopo che il board ha aggiornato i conti 2015 che si chiudono con una perdita di 101,7 milioni, in peggioramento dai 44,6 milioni comunicati l’11 febbraio, a causa della svalutazione integrale dell’avviamento di Banca Carige. Ma ha pesato anche il calo nella raccolta diretta.
«Nell’attuale situazione di mercato» anche in avvio di 2016, è scritto nella nota del gruppo guidato da Piero Montani (al cui posto il primo socio, Malacalza Investimenti, ha proposto Guido Bastianini) «la banca, al pari di altri istituti italiani comparabili, ha dovuto fronteggiare tensioni inaspettate con interventi tempestivi». Carige precisa che «la svalutazione produce effetti meramente contabili ma non determina riflessi negativi sulla redditività prospettica e sui profili di adeguatezza patrimoniale», «confermati rispettivamente al 12,2% (Cet1) e al 14,9% (total capital ratio)». La liquidità oggi è pari a oltre 2 miliardi, con un ratio di oltre 100% (superiore al limite Bce del 90%) e sono stati emessi a febbraio due covered bond per 850 milioni e cartolarizzati crediti «con un effetto positivo sulla liquidità stimato in circa 500 milioni».