La crescita economica perde vigore: rispetto allo scorso anno si registra una progressione dello 0,7% contro il +1% del primo trimestre. A rischio l’obiettivo di crescita fissato dal governo all’1,2%. A fine giugno la variazione acquisita per il 2016 si ferma allo 0,6%
di GIULIANO BALESTRERI www.repubblica.it
Battuta d’arresto per l’economia italiana che nel secondo trimestre dell’anno è rimasta inchiodata al palo. Come non succedeva dalla fine del 2014, quando l’Italia cercava di uscire dalla recessione. La crescita zero del Pil tra aprile e giugno arriva come una doccia fredda sul governo Renzi che da un lato confidava di trovare nella ripresa economica le risorse fresche da destinare alle pensioni e agli investimenti. Dall’altro immaginava di usarla come grimaldello per ottenere maggiori flessibilità sui conti pubblici dall’Unione europea. Infatti, se l’economia non cresce il deficit e debito pubblico – che sono calcolati in rapporto al Pil – sono destinati ad aumentare. Ma se anche Palazzo Chigi riuscisse a spuntare quella agoniata flessibilità in termini di decimi percentuali, rischierebbe di trovarsi in mano meno risorse di quelle immaginate.
Il primo campanello d’allarme sullo stato di salute italiano era arrivano pochi giorni fa con il crollo della produzione industriale a giugno, seguito poi dalla frenata dell’export e dal perdurare della deflazione. A dimostrazione che la domanda interna – nonostante gli interventi della Bce e gli stimoli del governo – non è ancora solida. Gli addetti ai lavori, tuttavia, si aspettavano una crescita dell’economia sul trimestre dello 0,3%, proprio come quella dei primi tre mesi dell’anno. Invece è arrivata una crescita zero. La progressione sullo stesso periodo dello scorso anno, inoltre, è solo una magra consolazione: la variazione è positiva per lo 0,7%, ma a fine marzo era dell’1%. Un dato che probabilmente costringere il governo a rivedere al ribasso le stime di crescita per l’intero 2016.