La strategia del ministro dell’Interno: attaccare Malta che «aiuta le Ong a rifornirsi, ma poi rifiuta di intervenire quando a bordo delle loro navi ci sono centinaia di persone». La trattativa con Francia, Olanda e Germania di Fiorenza Sarzanini www.corriere.it
La trattativa si sblocca poco dopo le 12, grazie a una triangolazione con Bruxelles. Due ore dopo il ministro dell’Interno Matteo Salvini può rivendicare di aver incassato una vittoria, pur sapendo che già nelle prossime ore potrebbe arrivare un’altra nave carica di migranti e dunque ripresentarsi un nuovo «caso». E allora la strategia che sarà probabilmente attuata nelle prossime ore è quella di andare all’attacco di Malta, elencando tutto quello che le autorità locali fanno per «aiutare le Ong a rifornirsi» rifiutando poi di «intervenire quando a bordo ci sono centinaia di persone». Ma soprattutto trattare con quei governi dove le Ong hanno sede legale o dei quali battono bandiera con un obiettivo: chi autorizza l’attività delle organizzazioni umanitarie deve farsi poi carico di quel che fanno. Facendo sponda proprio con l’Unione Europea che sembra intenzionata ad appoggiare una linea di fermezza nell’illusione che questo sia sufficiente per alleggerire la pressione dall’Africa.
La Marina Militare
Le riunioni al Viminale cominciano prestissimo. Aquarius è in alto mare, la situazione può degenerare e dunque è necessario trovare una soluzione rapida. Salvini fa sapere di non aver alcuna intenzione di fare marcia indietro, il suo collega delle Infrastrutture Danilo Toninelli appare molto meno determinato. Anche perché la Guardia costiera, che dipende dal suo dicastero, ha prospettato i rischi derivanti da un mancato soccorso, compreso quello di finire sotto inchiesta proprio per non aver prestato assistenza. I contatti tra Salvini, Luigi Di Maio, il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi si intensificano, si chiede la mediazione del presidente della commissione europea Jean Claude Juncker. Con un tweet Salvini annuncia che «al largo delle coste libiche c’è la “Sea Watch 3” in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia».