Sulle spalle dell’Authority si stanno rovesciando addosso tutte le rogne di un Paese che secondo Transparency international è il più corrotto d’Europa
di Sergio Rizzo da www.corriere.it
Prima i guai dell’Expo, poi quelli del Mose, quindi le toppe del Giubileo, e i compiti in materia di trasparenza stabiliti dai decreti sulla pubblica amministrazione, e il nuovo codice degli appalti. Perfino gli arbitraggi per risarcire i correntisti delle banche truffati. Oltre all’ordinaria amministrazione, ovvio. Sulle spalle di Raffele Cantone stanno rovesciando addosso tutte le rogne di un Paese che secondo Transparency international è il più corrotto d’Europa con l’unica eccezione della Bulgaria. Dopo averlo però messo nelle condizioni di fare le nozze con i fichi secchi, perché non può nemmeno spendere i soldi che ha in cassa. Questo paradosso rischia ora di creare problemi tanto grossi all’Autorità anticorruzione, da farle rischiare di non poter gestire le nuove pesanti incombenze previste che le sono state affidate. Cominciando proprio da quelle più delicate come le nuove procedure per gli appalti pubblici stabilite dalla riforma pronta per il debutto. Per evitarlo adesso è necessaria una norma che consenta di superare gli ostacoli imposti al bilancio, e ci deve pensare il governo. Più in fretta possibile.
Questo c’è scritto in un documento che si intitola «Nota di aggiornamento al piano di riordino dell’Autorità nazionale anticorruzione», che porta la data del 28 gennaio scorso. E si può leggere nelle ultime righe, sia pure in un linguaggio felpato: «Non può non evidenziarsi che il bilancio dell’Autorità sconta una rigidità della spesa tale da non consentire per il futuro, a quadro normativo vigente, ulteriori norme di contenimento oltre quelle finora adottate se non a prezzo di una ridotta funzionalità dell’Anac che, nella circostanza, non sarebbe tra l’altro coerente con l’implementazione delle funzioni (…) la quale, anzi, indurrebbe ad una nuova riflessione nelle sedi opportune sul mantenimento degli obiettivi di contenimento della spesa». Più chiaro di così…
Alla stregua di tutte le altre autorità indipendenti, anche quella di Cantone ha dovuto sottostare ai tagli fissati da un decreto approvato dal governo di Matteo Renzi nel giugno 2014. Ma allora l’Anac aveva appena visto la luce nell’attuale configurazione. Soprattutto, non era ancora diventata il parafulmine per ogni bufera. E con l’andare del tempo le misure previste da quel provvedimento si sono rivelate un’armatura troppo stretta per un organismo che invece avrebbe bisogno di estrema agilità. Il personale, per esempio. Per assolvere tutti i compiti, all’Anticorruzione servirebbero 350 persone, mentre oggi non ce ne sono in servizio che 302. Se ne dovrebbero assumere 48, ma i limiti di bilancio imposti da quel decreto di due anni fa lo impediscono.