La scoperta di un dente nel sito di Isernia La Pineta (Molise), ad oggi il reperto umano più antico in Italia, è stata pubblicata sulla rivista americana internazionale PLOS ONE. La ricerca è stata coordinata dal Prof. Carlo Peretto dell’Università degli Studi di Ferrara (Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche) in collaborazione con prestigiose università e istituti di ricerca nazionali e internazionali e grazie anche al contributo di due archeologi molisani, Giuseppe Lembo e Brunella Muttillo. Si tratta di un ritrovamento eccezionale che aggiunge preziose informazioni allo scarso record fossile umano noto in Europa, consentendo di far luce sulla variabilità del genere Homo durante il Pleistocene medio.
Il dente deciduo (identificato con la sigla IS42) è stato scoperto nel 2014 in un livello archeologico che, sulla base delle più recenti datazioni 40Ar/39Ar, è datato a circa 580 mila anni (stadio isotopico 15). Il reperto, un incisivo mascellare di un bambino di circa 5-7 anni, è stato attribuito a Homo sp. e probabilmente potrebbe essere attribuito a Homo heidelbergensis che in quel periodo aveva popolato il continente europeo.
Il dente rappresenta un’ulteriore prova della presenza dell’uomo in uno dei siti preistorici più importanti in Europa, ampiamente noto per la ricchezza dei resti litici e paleontologici distribuiti all’interno di quattro differenti archeosuperfici.
Il sito preistorico di Isernia La Pineta, dopo circa 40 anni di ricerche continue e sistematiche, coordinate dall’Università degli Studi di Ferrara, continua a fornire risultati interessanti per comprendere la vita dei nostri predecessori e per ricostruire l’ambiente in cui vivevano.
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