Una strada da esplorare per nuove possibilità terapeutiche contro la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è stata individuata da una ricerca condotta nei laboratori di Neurofarmacologia del Dipartimento di Patologia Molecolare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS). Attraverso l’attivazione di specifici recettori cellulari, è stato ottenuto, in modelli animali, un miglioramento della sintomatologia ed una protezione dei motoneuroni, anche se non si osserva un aumento della sopravvivenza. Si è aperta comunque una nuova prospettiva da esplorare in future ricerche.La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia progressiva neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria. Nelle persone affette da questa gravissima patologia (attualmente si calcola siano 3.600 in Italia), i motoneuroni vanno incontro a degenerazione seguita da morte cellulare.
Nel loro studio, pubblicato sulla rivista scientifica Neurobiology of disease, i ricercatori del Neuromed hanno concentrato l’attenzione sulla possibilità di “proteggere” i motoneuroni dalla degenerazione aumentando l’azione di due molecole presenti normalmente nel sistema nervoso e prodotte dalle cellule gliali (cellule che possono essere considerate “assistenti” dei neuroni). La prima è il GDNF, che con la sua capacità neuroprotettiva si rivela estremamente interessante per una serie di patologie nervose degenerative. La seconda molecola, il GLT-1, è capace di eliminare il glutammato presente negli spazi tra un neurone e l’altro. Il glutammato è fondamentale nel sistema nervoso perché agisce nelle sinapsi inducendo la trasmissione dell’impulso nervoso. Quando è in eccesso, però, finisce per avere un’azione tossica proprio sui i neuroni.
“Conoscevamo già l’azione di GDNF e GLT-1 nel proteggere, con due meccanismi diversi, i neuroni dalla degenerazione – dice il dottor Giuseppe Battaglia, primo autore della ricerca – Partendo da qui, la nostra idea è stata di indurre le cellule gliali ad aumentare la produzione di queste due molecole”.I ricercatori molisani hanno raggiunto questo risultato, su modelli sperimentali animali di SLA, agendo su particolari proteine presenti sulle cellule: i recettori mGlu, che comprendono otto diversi tipi. E’ qui che entra in scena la molecola sperimentale protagonista della ricerca, capace di attivare sia i recettori mGlu2 che mGlu3 (proprio i recettori mGlu3 sono in grado di stimolare la produzione di GDNF e GLT-1). Dopo la somministrazione, gli studiosi del Neuromed hanno valutato gli effetti sull’attività motoria degli animali e hanno letteralmente “contato” i motoneuroni nel midollo spinale per valutare gli eventuali effetti protettivi.
“I risultati – continua Battaglia – vanno interpretati nella giusta prospettiva. Da un lato ci mostrano che, negli animali da laboratorio, il trattamento con la molecola sperimentale migliora i sintomi motori e protegge i neuroni. Purtroppo la sopravvivenza non aumenta. Saranno necessarie ulteriori ricerche per capire questo fenomeno, che potrebbe, ad esempio, essere dovuto all’attivazione contemporanea anche del recettore mGlu2. Nuove molecole più selettive, che agiscano solo sui recettori mGlu3, potrebbero offrirci prospettive migliori nei prossimi studi”.