Con il meeting che si è svolto ieri pomeriggio a Pozzilli, nella sala Conferenze dell’IRCCS Neuromed, si apre il confronto tra mondo della ricerca e sistema imprenditoriale per contribuire concretamente all’accrescimento del potenziale di innovazione e della competitività del nostro Paese. E per farlo si propone una strada tutta nuova, quella di sviluppare un network aperto, una comunità qualificata, dove imprese e Centri di ricerca insieme si concentrano sullo sviluppo di idee progettuali di eccellenza, secondo un approccio multidisciplinare e di condivisione delle risorse già disponibili.
All’incontro erano presenti numerosi ricercatori, le Istituzioni pubbliche e circa 50 aziende provenienti da tutto il territorio nazionale che hanno approfondito i contenuti9 del Polo Neurobiotech, presentando tra l’altro una proposta di “Contratto di Rete” per la governance del network: uno strumento innovativo volto a regolamentare con grande flessibilità i rapporti tra soggetti che decidono di realizzare insieme un programma di sviluppo.
“Neurobiotech – ha spiegato Emilia Belfiore, responsabile dell’Ufficio Ricerca&Sviluppo dell’I.R.C.C.S. Neuromed – può essere un punto di partenza per essere competitivi sul mercato internazionale. Per farlo, due cose risultano fondamentali: il network, vale a dire la rete sulla quale si va a lavorare, e i contenuti, quindi progetti di eccellenza su cui investire per portare a casa risultati importanti. La presentazione ufficiale del progetto è un invito a manifestare interesse per tutte le imprese, i Centri di ricerca, le Università interessate ad aderire alla research community di Neurobiotech”.
“E’ Un progetto ambizioso – ha detto il professor Jacopo Meldolesi, coordinatore scientifico progetto Neurobiotech – non soltanto perché si prefigge obiettivi di grande rilevanza, ma soprattutto perché intende farlo con una visione completamente diversa rispetto a quello che è stato fatto fino ad ora. Il nostro atteggiamento è quello di voler ampliare i confini della ricerca per trasferire più rapidamente i risultati all’industria, creando delle opportunità di crescita e di sviluppo a tutto il sistema imprenditoriale. Siamo consapevoli che non è facile farlo, che in Italia lo è ancor di più, ma allo stesso tempo sappiamo bene che questo è possibile. E il Polo Neurobiotech mira proprio ad aumentare la possibilità, soprattutto per le piccole e medie imprese, di accedere a delle opportunità che altrove sono molto difficili da trovare per chi non sia una grande impresa. La rete intende fornire dei reali vantaggi per le imprese che intendono puntare sulla ricerca e sviluppo, proponendoci di superare quei confini posti da Istituzioni universitarie, per esempio”.
In questa avventura Neuromed si trova fianco a fianco con importanti realtà scientifiche e istituzionali, come testimoniano i rappresentanti di queste strutture.
“Siamo posizionati – è il commento del professor Luigi Frati, Direttore scientifico dell’I.R.C.C.S. Neuromed – per quella che è la ricerca traslazionale. C’è infatti una forte ricerca di base che punta all’applicazione clinica. Stiamo cercando, anche tramite il coinvolgimento di Istituzioni e altre strutture, di vedere se i nostri prodotti di ricerca possono andare in produzione, ovvero se si possa creare occupazione, benessere e innovazione. Questo è anche uno degli obiettivi dell’Unione Europea e quindi questo progetto di cui noi siamo capofila ha anche un grande respiro europeo e riguarderà non solo la ricerca come tale ma la possibilità di ricaduta clinica e occupazionale. Un progetto di ricerca deve arrivare, anche in Europa, a qualche applicazione concreta. L’Unione Europea non è un ente di beneficenza, così come non lo è l’Italia, con le sue Istituzioni che finanziano la ricerca. Il fatto di poter ottenere una sinergia tra Istituzioni che fanno ricerca e aziende, cioè il sistema produttivo, avvicinandole, può portare al brevettare qualche prodotto e magari poi portarlo in produzione. È ciò che mancava all’Italia, e sostanzialmente e quello che viene chiamato “adventure capital”. I forti investimenti ci sono e vengono attratti se si ha la possibilità, quasi la certezza, di arrivare a meta, cioè di arrivare ad un sistema produttivo. Si fa quindi imprenditoria scientifica che diventa anche produttiva che poi diventa commerciale. Un modo per incrementare anche l’occupazione in un mondo che è sempre più competitivo nel quale la bassa tecnologia ormai non crea più occupazione perché vi sono paesi in cui la manodopera costa molto meno creando così una concorrenza scorretta da fronteggiare”.
Per noi – ha detto Maurizio Taglialatela, professore ordinario di Farmacologia dell’Università degli Studi del Molise – è un’opportunità molto importante, che cerchiamo di cogliere con le nostre specializzazioni nel campo neuroscientifico, molto presente nell’ambito dell’Università del Molise.
Sono queste le competenze specifiche, in ambito psichiatrico, neurologico, ma anche in neurofarmacologia sperimentale, con le quali possiamo contribuire a questa iniziativa. Naturalmente siamo un gruppo piccolo, anche rispetto agli altri atenei che partecipano a questo consorzio. Quindi abbiamo molto da guadagnare, ma abbiamo anche molto da offrire. Speriamo inoltre che Neurobiotech sia anche una maniera per farci conoscere rispetto alle imprese del territorio. Come la giornata di oggi: occasioni di incontro, dove creare sinergie.
E non dimentichiamo un altro aspetto fondamentale: oggi c’è interesse notevole anche nelle università per quello che viene chiamato il “public engagement”. Oltre a fare didattica, ricerca e assistenza, l’Università fa anche relazione con il territorio. Crescere insieme in un territorio come questo è una grandissima opportunità, importante anche perché la nostra è un’Università giovane. Il territorio ha una storia millenaria, certo, ma noi abbiamo meno di trenta anni”.
Il punto di vista della Regione Molise, soprattutto considerando gli impatti che l’alto livello tecnologico e scientifico di Neurobiotech potranno avere sulla cultura e sull’economia del territorio, lo ha esposto Gaspare Tocci, Dirigente dell’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Molise: “Gli ultimi provvedimenti dell’amministrazione regionale, approvati da una delibera che ha il nome “Molise che riparte”, sono assolutamente in linea con quanto si sta facendo oggi e si sta facendo sul territorio. Il provvedimento si concentra sui distretti, sulle aggregazioni, sui cluster proprio perché la regione è fermamente convinta che soltanto con lo stare insieme si riesce a costituire una rete di competitività. E spesso questa rete non rende competitivi soltanto i soggetti che vi partecipano, ma determina quel valore aggiunto per lo stesso territorio che la ospita. Quindi vogliamo partire con la nuova programmazione soprattutto dal punto di vista dell’aggregazione, per lanciare successivamente tutte le altre opportunità. L’importante è che dopo tutto converga verso questa filosofia”.
“E’ stata una grande opportunità – commenta infine Antonio Simeone, Direttore dell’Istituto di Genetica e Biofisica del CNR – non solo per quella che è la finalità, cioè di generare progettualità importanti che mettono insieme i due principali attori: imprese e istituzioni.
C’è un terzo elemento: la presenza della regione Molise, che dovrà avere un ruolo importante. Questa è infatti un’occasione importante per il Molise, per poter iniziare a pensare di potenziare in maniera evidente quello che è il suo investimento industriale e istituzionale nella ricerca.
Nel corso del meeting è stato già deciso che la prossima data, nella quale imprese e enti di Ricerca torneranno ad incontrarsi per definire linee concrete e prospettive rapide, sarà il 5 maggio.
Aperta fino al 31 marzo 2015 nell’ambito di questa fase costituente, la manifestazione di interesse sarà comunque sempre possibile per tutti coloro che vorranno entrare all’interno della community e condividere i suoi progetti”.