Piano Sanitario Regionale : Intervento del consigliere comunale Fantozzi

Nel corso del Consiglio comunale, la discussione riguardante il Piano Sanitario Regionale è stata aperta da un intervento del consigliere Gianni Fantozzi (Grande Sud):
Io credo che il consiglio comunale di Isernia, non possa limitarsi a delle osservazioni generiche che, come abbiamo potuto notare in questi ultimi mesi, si risolvono quasi sempre in rivendicazioni che troppo spesso evidenziano solo interessi campanilistici e non focalizzano con chiarezza le esigenze vere da garantire alla popolazione molisana, un’assistenza sanitaria efficiente, una sanità che dia il senso vero di sicurezza – e sottolineo sicurezza – per il cittadino. Il consiglio comunale di Isernia ha il dovere di fare proprie anche le esigenze dell’intero territorio dell’alto Molise.Questa premessa, colleghi consiglieri, ritengo sia essenziale. Siamo noi, comune capoluogo di Provincia, a dover assumere anche la rappresentanza di tutti i comuni, con la forza che deve derivarci dalla consapevolezza di essere giusti, prudenti, consapevoli del momento che la nostra Regione sta vivendo.

A tal proposito, auspico che il sig. Sindaco rivolga un invito a tutti i suoi colleghi, per discutere su tutta la problematica che interessa la nostra zona, al fine di fare emergere una comune posizione a livello regionale a tutela dei nostri territori. Un funzionale sistema sanitario, rappresenta la garanzia vera che il cittadino cerca più di ogni altro servizio. Non mi prolungo nel citare quali profonde differenze si sono create nel Paese nel sistema sanitario, ma, certamente, tali differenze si sono create ancor più nella nostra Regione ed il piano che ci viene proposto potrebbe addirittura acuirle. Abbiamo sempre sostenuto che una delle priorità, per quel che ci riguarda, è quella sociale e le più bisognose di attenzione sono le classi più giovani e più vecchie: i giovani disoccupati, gli anziani da assistere, nel senso più complesso che ciò racchiude.Sempre più acquistiamo consapevolezza dell’innalzarsi dell’età media della vita; ciò pone alla nostra attenzione una serie di problemi, che attengono all’assistenza, alla necessità di cure, alla solitudine degli anziani. Come osserviamo, va modificandosi sempre più il profilo sociale, culturale e professionale dei giovani in cerca di lavoro, con innalzamento netto del profilo medio, il che, certamente rende più difficile la creazione di nuove occasioni di lavoro, diverse da quelle tradizionali, che oggi sono addirittura respinte da gran parte dei nostri connazionali.Noi stiamo assistendo ad uno spopolamento del nostro territorio mai verificatosi prima, attribuibile senza dubbio alla mancanza di lavoro, di prospettive, alla sfiducia nelle istituzioni e, non ultimo, alla mancanza di un’assistenza sanitaria efficiente.Il piano che ci viene presentato oggi, riporta un sistema ragionieristico che certamente noi non possiamo accettare, anche perché mancherebbe a monte il piano sanitario e il piano operativo, che sono la premessa di qualsiasi atto aziendale.Va innanzitutto osservato che l’attenzione essenziale è rivolta al sistema ospedaliero del quale parleremo più avanti. A mio parere, vorremmo che la Asrem ci sottoponesse anzitutto il “Sistema del servizio sanitario territoriale”. Noi non possiamo continuare a sostenere un sistema ospedaliero utilizzato troppo spesso in sostituzione della carenza di assistenza di base. Quanti sono i ricorsi al Pronto soccorso superflui che a volte aggravano le condizioni del cittadino utente e che, invece, potrebbero essere evitati con una adeguata assistenza di base organicamente strutturata.Sarebbe sufficiente, a tal fine, un più significativo coinvolgimento degli stessi medici di base e la organizzazione di una valida rete ambulatoriale in ogni comune, con la presenza a tempo pieno anche di personale qualificato paramedico.Ma di tutto ciò, in questo documento che in verità non mi sento di definire “Piano”, non vi è cenno.È opportuno, a questo punto, prima di entrare nel merito dell’ultimo documento elaborato dal Direttore Generale, dal Direttore Amministrativo e dal Direttore Sanitario, ricordare che precedentemente sono state elaborate altre tre proposte per la riorganizzazione della rete sanitaria; ma a noi, interessa conoscere l’essenza di due di esse.Una prima, presentata dall’amministrazione regionale Iorio, proposta che salvaguardava tutti i presidi presenti. Infatti, l’ospedale Veneziale di Isernia era collegato funzionalmente con il Caracciolo di Agnone e il Ss. Rosario di Venafro, esaltando le peculiarità delle offerte dei tre nosocomi.Stessa cosa dicasi per Termoli, che funzionalmente era collegato con l’ospedale dì Larino ; la presenza del Cardarelli a Campobasso; mentre i privati Cattolica e Neuromed dovevano assolvere ad altre qualificatissime e particolari attività. Quali erano le qualificate funzioni delle due principali strutture private Neuromed e Cattolica: istituti di ricerca e cura scientifica.Una seconda proposta, elaborata dal commissario nominato dal ministero della Sanità, dott. Ruta, il quale aveva predisposto un piano che esaltava i presidi ospedalieri presenti nelle loro peculiarità, con ridimensionamento importante della struttura privata a favore della struttura pubblica, anche esso arrivava ad una riduzione di posti letto, mantenendo però inalterate le funzioni principali dei nosocomi esistenti (oltretutto questo piano era stato sottoposto preventivamente al giudizio del personale medico).La terza proposta, è quella che stravolge tutto; ridimensiona gli ospedali di Termoli e chiude quello di Larino; chiude Venafro e priva l’altissimo Molise, Agnone, di funzioni essenziali, non considerando la particolarità di quella zona, al centro di un ampio bacino di utenza che riguarda anche territori dell’Abruzzo; ridimensiona l’ospedale di Isernia in maniera drastica, tutto ciò a favore dei privati, e persino l’emergenza viene trasferita ai privati, badate bene, senza limite di spesa. Quindi si privilegia il privato a danno del pubblico.Signori consiglieri, i presidi ospedalieri sono strutture essenziali per l’organizzazione sanitaria. Nel Molise va sottolineato che, il rapporto posti letto pubblico-privato è del 38% a favore del privato. Percentuale unica in Italia. Basterebbe citare la Lombardia dove il privato incide per il 18%; percentuale che per la provincia di Isernia arriva al 40% per il privato e 60% per il pubblico. Il piano di riorganizzazione aziendale dell’Asrem con un colpo d’ascia, ha deciso di chiudere l’ospedale “Santissimo Rosario” di Venafro, relegandolo ad una specie di poliambulatorio; il “Caracciolo” di Agnone sarà sede di una Rsa e Hospice regionale, mentre al “Veneziale” di Isernia chiuderanno o saranno ridimensionati ben sette reparti: oncologia, neurologia, pediatria, oculistica, ostetricia e ginecologia, urologia e emodinamica. Senza il servizio di emodinamica bisogna solo raccomandarsi a Dio e per un infartuato non potrà che esserci la benedizione e poi il trasferimento al cimitero.Vengono chiusi gli ospedali di Larino e Venafro a cui seguiranno, in breve tempo, gli ospedali di Termoli ed Isernia. In tal modo si costruirà la Sanità Pubblica sull’asse Fondazione Cardarelli a Campobasso e Neuromed a Isernia. Viene meno il Dea di secondo livello e questo è un altro primato della Regione Molise, in quanto tutti gli altri capoluoghi di regione sono dotati di un Dea di secondo livello pubblico. Nell’entrare ancor più nello specifico della problematica del PO di Isernia, la prima cosa da dire è la seguente: si passa dagli attuali 254 posti letto pubblici (comprensivo anche di Venafro e Agnone) ai futuri 166 posti letto, con una riduzione del 35% del pubblico in favore del privato. Nello specifico in provincia di Isernia, su 267 posti letto, 166 sono pubblici e 101 sono della Neuromed, con il 40% dei posti messi a disposizione dei privati.Il PO di Isernia vedrà la chiusura del reparto della Uoc di stroke unit, oncologia, pediatria, psichiatria, oculistica, ginecologia e del servizio di emodinamica e di endoscopia digestiva, oltre a perdere la propria autonomia gestionale con la chiusura della Direzione Sanitaria. Ciò vuol significare che tutti i pazienti colpiti da infarto dovranno essere trasferiti in urgenza a Campobasso con conseguente aumento della mortalità per questa patologia. Tutti i pazienti affetti da patologia tumorale, a breve, per eseguire la chemioterapia, dovranno eseguire giornalmente un viaggio di 100 km. Verso Campobasso. I pazienti affetti da ictus, se hanno anche la sfortuna di riportare fratture ossee in seguito a caduta causata dal malore improvviso, essendo l’unica stroke unit assegnata alla Neuromed, faranno il seguente viaggio della speranza:– Accesso al PO di Isernia;– Trasferimento alla Neuromed per il trattamento dell’ictus;– Trasferimento ad Isernia per consulenza ortopedica;– Ritrasferimento alla Neuromed.Questo viaggio della speranza, secondo gli estensori di tale documento, dovrebbe agevolare i cittadini e ridurre le spese in modo da poter finanziare i costi della Neuromed oltre ogni tetto di spesa. Ricordo a me stesso che, durante l’ultima campagna elettorale regionale, i Comuni interessati alla ristrutturazione sono stati visitati da illustri personaggi politici che hanno promesso in pompa magna che gli ospedali non sarebbero stati mai chiusi e che sarebbe stato dato maggiore spazio a quelle eccellenze sanitarie presenti sul territorio provinciale. Occorre, pertanto, proseguire nell’attività non solo di contrasto ad ulteriori incursioni finalizzate alla chiusura, ma anche al recupero di alcune attività degli ospedali oggetto di progressivo depotenziamento.Il “Veneziale” di Isernia, il “Santissimo Rosario” di Venafro e il “Caracciolo” di Agnone vantano lustri di operatività sul territorio, vantano professionalità specializzate e soprattutto una grande fiducia tra gli utenti, i pazienti e la popolazione che prova conforto e serenità nell’avere un punto di riferimento per le emergenze e le disgrazie della salute a cui spesso la vita ci mette crudelmente di fronte. Un centro ospedaliero non è solo luogo dove si impara ad amare il dolore, a capire le sofferenze, ad apprezzare la guarigione, ma anche il luogo della gioia per la nascita di tante creature. Invece c’è chi ha deciso di tagliare senza guardare in faccia nessuno e senza chiedere il confronto con i cittadini, tanto meno con i sindaci, con i medici, con il personale paramedico, con i sindacati di categoria delle comunità interessate ai tagli delle strutture sanitarie. Un vero e proprio schiaffo in faccia ai cittadini della provincia di Isernia. Ci aspettiamo di vedere all’opera anche il Sindaco di Isernia, il Presidente della Provincia di Isernia i consiglieri comunali per fare in modo che questa ipotesi di Piano di riorganizzazione sanitaria non venga approvata. Nella malaugurata ipotesi di approvazione di questo piano, non resta altro da fare se non organizzare una manifestazione pubblica con il seguente itinerario: Ospedale-Comune-Provincia-Cattedrale e, infine, Cimitero.Noi consiglieri comunali di Isernia confidiamo nell’attenzione dell’attuale Presidente della Giunta Regionale e del suo staff per riconsiderare quanto è stato disposto da organi tecnici che evidentemente non hanno a cuore i problemi dei cittadini della nostra Provincia e ricordiamo che siamo stanchi, preoccupati ed indignati per l’ipotesi di riorganizzazione che si tenta di portare in porto in spregio anche del ruolo che rappresenta la Provincia di Isernia e, quindi, il Comune di Isernia nella Regione Molise.Signor presidente, sig. sindaco, sigg. consiglieri, le poche osservazioni che ho fatto, certamente non polemiche, ma frutto di considerazioni che si raccolgono con gli incontri quotidiani che ognuno di noi ha, fanno capire quanto è importante, io direi epocale, questo passaggio per la nostra realtà regionale. Questa è una di quelle occasioni della quale il Molise può avvalersi per caratterizzare una specificità. Il nostro territorio ha un ambiente sano, centrale di fronte a grandi agglomerati urbani con strutture ospedaliere valide e moderne, e con attrezzature in molti casi di ultima generazione. Si deve e si può migliorare, completare, organizzare in maniera più razionale il sistema e fare di questa terra un punto di riferimento e di attrazione per la sanità pubblica, grazie anche alla presenza di istituti di ricerca. E questa è uno degli elementi che bisognava esaltare: La ricerca.La peculiarità del Molise, tutto ciò lo avrebbe consentito e lo consente ancora, se noi tutti amministratori della gente molisana ritroviamo quell’unità di intenti per non sprecare un’occasione irripetibile. La sanità come funzione sociale, come occasione di lavoro qualificato, con riferimento a dimensioni che abbiano un respiro che non sia più regionale ma che guardi ad altri confini, a quelli Europei innanzitutto. Un centro di ricerca e di formazione in settori di altissima specializzazione avrebbe potuto attrarre nella nostra Regione giovani da tutta Europa.lo mi auguro che chi oggi ha la responsabilità, anziché cercare soltanto l’accordo su distribuzioni numeriche, cerchi invece l’accordo sulla funzione che la Sanità Molisana deve svolgere nei confronti della nostra gente, nell’interesse generale”. 

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