Medicina rigenerativa: la cura che viene dal corpo. Studio del Neuromed

La Medicina e la chirurgia rigenerativa rappresentano una vera e propria frontiera nella cura delle
patologie degenerative e croniche. Hanno come obiettivo principale la riparazione di organi e tessuti
danneggiati da invecchiamento, eventi patologici o traumi per ripristinarne e migliorarne il
funzionamento.
Da cinque anni nell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli le tecniche di medicina rigenerativa rientrano
nella pratica clinica della chirurgia vascolare, tese alla rigenerazione delle ulcere che colpiscono gli
arti inferiori. Si tratta di un nuovo approccio che non contempla l’uso di un farmaco ma consente,
tramite procedure specifiche, di riprodurre le cellule che servono a rigenerare i tessuti direttamente
dal paziente.
In chirurgia vascolare la medicina rigenerativa si avvale di terapie cellulari e di biomateriali che
permettono la formazione di un neo-derma ben vascolarizzato che viene ripopolato dalle cellule del
paziente. Un tessuto ‘malato’, tuttavia, necessita di una terapia cellulare vera e propria per poter
agire. Nel trattamento dell’ischemia all’arto, ad esempio, sono note le capacità neo-angiogenetiche
e neo-arterogenetiche delle cellule mononucleate del sangue periferico.
Queste cellule vengono estratte dal sangue del paziente stesso (cosiddette “autologhe”) attraverso
un processo di filtrazione selettiva del sangue periferico, il Monocell, che permette, con la minima
invasività di un semplice prelievo ematico, di ottenere un concentrato di mononucleate autologhe.
Una volta che vengono infiltrate lungo l’arto ischemico, queste cellule permette la formazione di
vasi collaterali nonché l’aumento del diametro dei vasi sanguigni esistenti. In questo modo si
fornisce un’opportunità di salvataggio dell’arto a quei pazienti per i quali non restano opzioni
terapeutiche tradizionali. Grazie a questa terapia, diminuisce il rischio di amputazione, vengono
controllati efficacemente dolore e infiammazione e viene migliora la qualità di vita del paziente.
“Il paziente diventa una specie di ‘cell factory’ – spiega il dottor Enrico Cappello, responsabile
della Chirurgia Vascolare ed Endovascolare II – perché riusciamo ad indurre, sulla lesione, la
produzione delle cellule necessarie per la riparazione tissutale. Non si tratta solo di creare una

cicatrice, cioè un tappo davanti a un buco, per fare una semplice analogia: significa rigenerare la
funzione della pelle al livello della lesione ulcerativa. La pelle è infatti un tessuto molto complesso
che ha molte funzioni, basti pensare all’ossigenazione dei tessuti oppure alla gestione dell’impatto
termico (con la sudorazione), all’elasticità”.
Oggi quindi accanto alle tecniche chirurgiche per il trattamento delle lesioni degli arti inferiori,
rappresentate dalle cosiddette rivascolarizzazioni, utilizzate per migliorare l’apporto di sangue e
ossigeno al livello della lesione, o dalla tecnica della compressione che si utilizza per esempio
all’interno di alcuni quadri patologici delle flebo-patie, la Medicina rigenerativa rappresenta una
nuova frontiera che fornisce più opzioni terapeutiche e che per questo consente di trattare e di
gestire sempre più pazienti.
“Trasformare il nostro organismo in un piccolo laboratorio – continua Cappello – di fatto
personalizza la cura, perché prendiamo, lavoriamo e impiantiamo i fattori autologhi del paziente.
All’interno del nostro Istituto abbiamo diversi filoni di ricerca nell’ambito della Medicina
rigenerativa: dall’utilizzo delle cellule mononucleate alle cellule staminali, fino ai più nuovi
ritrovati, come i fattori di crescita piastrinici ad alto dosaggio, che vengono estrapolati dal sangue
del paziente e vengono impiantati a livello della lesione. Questo ci porta a studiare nuove
prospettive terapeutiche, contrastando le problematiche legate alle lesioni degli arti inferiori, quindi
cercando di evitare il più possibile la perdita dell’arto e lo sviluppo di comorbidità che impattano in
maniera significativa sulla qualità della vita dei pazienti”.
“La rigenerazione dei tessuti in vivo – dice il dottor Francesco Pompeo, responsabile della
Chirurgia Vascolare e Diagnostica I e Coordinatore SIMCRI Regione Molise – permette quindi non
solo di far guarire la ferita, ma di preservare tutte le funzioni di quel tessuto. Siamo stati tra i primi
Centri a testare quanto la neo-angiogenesi sia cruciale nel processo di rigenerazione per le lesioni
degli ari inferiori. Con essa riusciamo a migliorare l’apporto ematico nella sede della lesione dopo
aver provveduto a rivascolarizzare le arterie ostruite. Ma questa tecnica può anche ampliare il
numero di casi da poter trattare, anche quelli più difficili. Un approccio in continua evoluzione di
cui si occupa la SIMCRI – Società Italiana di Medicina e Chirurgia rigenerativa – e che può essere
ad appannaggio delle patologie artrosiche, ortopediche, plastiche, ginecologiche, odontoiatriche
oltre che vascolari”.

L’IRCCS Neuromed
L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di
riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il
sistema nervoso e quello vascolare. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano
un’alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate dagli sviluppi
scientifici più avanzati.

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