La sessantunenne di Agnone morta in attesa che si liberasse un posto per lei al reparto di Medicina di Isernia, è l’ennesima vittima degli dei tagli antisociali e scriteriati alla sanità nel Molise, come altrove. Ed infatti, se il merito medico-legale o giudiziario della vicenda seguirà il suo corso, di certo è che la malcapitata 61enne è rimasta 4 giorni in un letto del Pronto Soccorso di Isernia, ad attendere un posto che non si è potuto liberare prima del tragico evento, senza dare conto delle sofferenze fisiche e psicologiche proprie del malato
Il che significa che i tagli ai posti letto e lo stesso intasamento infernale dei servizi di pronto soccorso a Isernia e nel Molise, avvengono con logiche del tutto sganciate dal fabbisogno reale dei pazienti, e parliamo di un bene primario. Tanto più che i veri sprechi clientelari, le corruttele con i fornitori privati, con manager da stipendi favolosi “incapaci” di impedirli, nessuno li tocca, mentre medici e infermieri scontano turni massacranti e spesso nelle condizione di precario.
In quest’ultimo ventennio i governi della destra, compresa la lega Nord oggi camuffata in “Noi con Salvini e quelli del PDS poi PD, nonché quelli locali di Iorio e Frattura che hanno eseguito gli ordini antisociali dei loro partiti nazionali, hanno tolto fondi alla sanità pubblica e privatizzato, rendendo un servizio ai capitalisti del settore di cui sono fedeli servitori.
Pur in presenza di un avanzo primario del bilancio dello stato di circa 40 miliardi a fronte di tutti sacrifici iniqui imposti, usano anche i tagli alla sanità per pagare gli interessi sui titoli pubblici che i grandi banchieri e finanzieri hanno acquistato, rapinando la collettività, per finanziare il debito che essi stesso hanno creato.
In quanto alle inevitabili “ispezioni” annunciate sul suddetto caso di malasanità si fa sempre bene a chiederle per incalzare e sensibilizzare la collettività: ma esse devono avvenire sotto il controllo degli utenti e di medici e operatori sanitari.
Ed infatti i responsabili politici nazionali di questi tagli assurdi alla sanità e del conseguente disastro dovrebbero fare l’ispezione su se stessi.
Insomma questi tagli alla sanità sono un crimine sociale, che solo una forte mobilitazione popolare può costringere a disapplicare, anche partendo dal referendum regionale sia pure come battaglia parziale, perché essi violano essenziali diritti alla salute e dimostrano che, fin quando dominerà il sistema del capitale e dei suoi partiti, dove la sanità viene ridotta merce su cui lucrare e derubare la collettività, l’art.32 della Costituzione rimarrà solo una chimera.
PCL MOLISE – Il Coordinatore Tiziano Di Clemente